Balneare, Coordinamento mare libero entra ne dibattito sulla fase due

Mercoledì, 22 Aprile 2020

(Rimini) Nel dibattito pubblico che si sta sviluppando attraverso i mezzi di comunicazione circa le modalità di gestione della fase di ripresa di molte attività, un posto centrale è occupato dalla modalità di fruizione delle spiagge per la stagione estiva nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie per il contrasto al contagio da Covid19. “Stiamo assistendo alla manifestazione di posizioni imprenditoriali e di una parte della politica che, nella fretta di ritornare ad una (discutibile) normalità, non tengono conto in alcun modo dell’importanza di garantire spazi liberi a tutti i cittadini per poter godere del mare e delle spiagge per migliorare e rafforzare la propria salute”, commenta il presidente del coordinamento nazionale ‘Mare libero’.
“L’emergenza non deve diventare il pretesto per continuare ad ignorare le gravi questioni riguardanti l’illegittimità delle concessioni balneari in essere per contrasto con le norme euro-unitarie, ribadita in tutte le sedi giurisdizionali. La pandemia ha comportato un comprensibile slittamento dell’iter legislativo di riordino delle concessioni che tuttavia in alcun modo può trasformarsi nella promozione di fatto della categoria degli imprenditori balneari al rango di unici gestori delle spiagge. Ciò sarebbe il preludio inevitabile alla privatizzazione della costa italiana, che diventerebbe così un semplice vettore di business dimenticando la sua funzione primaria di bene comune naturalistico e il diritto alla libera accessibilità al mare e alle spiagge, per loro natura destinati alla libera fruizione collettiva”, spiega il cordinamento che vuole partecipare al dibattito istituzionale in corso.

Il coordinamento chiede anche la “costituzione di un osservatorio nazionale sulla gestione del demanio quale luogo permanente di confronto tra tutti i soggetti interessati incluse le associazioni ambientaliste, dei consumatori e in difesa del mare e delle coste”.
In attesa che si stabilisca se e in che modalità la stagione balneare possa avere inizio, “è intanto opportuno avere la percezione dell’impatto economico ed occupazionale che avrebbe un’eventuale sospensione (o rimodulazione) delle attività connesse alla balneazione. È pertanto importante che tutte le società concessionarie forniscano ai Comuni dati verificabili sui rapporti di lavoro instaurati e sull’ammontare del fatturato relativamente all’ultima stagione. Con i dati così rilevati, sarà più semplice per il Governo attuare un piano strategico che tenga conto e sappia commisurare le diverse esigenze in campo; tali dati saranno utili, inoltre, per poter stabilire un criterio di ripartizione di eventuali benefici disposti dallo Stato per l’anno in corso”.

Il comitato si auspica, poi, l’adozione di misure per il “rafforzamento della capacità di gestione pubblica del demanio marittimo da parte dei comuni costieri o degli Enti gestori e lo stanziamento di risorse per garantire servizi minimi e vigilanza, e ove necessario, per l’accesso contingentato alle spiagge e alla balneazione, ove indispensabile, attraverso sistemi pubblici e trasparenti”, oltre che “contributi ai comuni costieri per istituire, attraverso convenzioni con la protezione civile e con associazioni di volontariato selezionate e adeguatamente formate, servizi di vigilanza sulle spiagge per verificare l’assenza di occupazioni abusive di suolo e violazione delle misure di sicurezza per il distanziamento e igienico sanitarie, idonee ad arginare la diffusione del virus Covid”.
Infine, suggeriscono dal coordinamento, “i percettori del reddito di cittadinanza” potrebberp essere impiegati in progetti comunali “previa apposita formazione e protezione individuale, nei servizi di vigilanza sul rispetto delle misure di sicurezza Covid e nella gestione dei servizi minimi sulle spiagge”.