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Un sacerdote e un imprenditore; un “povero prete” e un “magliaro che di moda non capisce niente”: don Oreste Benzi e Vittorio Tadei sono due che nella vita hanno visto crescere le loro opere e portare molti frutti, due che “ce l’hanno fatta” senza perdere quell’umiltà che caratterizza i “folli di Dio”. La loro è stata un’amicizia lunga 35 anni che li ha resi inseparabili, “perché don Oreste con la sua fede incrollabile era per me il migliore dei consulenti”, racconta Vittorio.

“Don Oreste – continua Tadei – è un prete che ha trasmesso a tutti quelli che ha incontrato, non solo a me, pace e gioia. Mi ha insegnato ad essere contento aiutandomi a stabilire una relazione con Dio attraverso i fatti concreti della vita. E nel mio caso mi ha insegnato a non essere padrone dei beni, ma amministratore, cioè ad impostare la vita in funzione del Vangelo.”

Come dire: fai fruttare i talenti che Dio ti ha messo a disposizione, diventa un bravo imprenditore, ma ricordati sempre che quei talenti sono un dono, un dono di Dio.

Da come don Oreste guardava le persone che incontrava Tadei ha imparato un modo con cui guardare tutti: collaboratori, figli, amici. “Voleva bene a tutti quelli che incontrava: don Oreste è stato un uomo che trattava tutti alla stessa maniera, dal Presidente della Repubblica fino all’ultimo dei barboni. Lui in ogni persona vedeva il riflesso del volto di Dio.”

Un vero prete da seguire, da accompagnare ovunque, fino in capo al mondo. Come quella volta in Africa, dove entrarono in un lebbrosario e don Oreste abbracciò, baciò un lebbroso seguendo l’esempio di San Francesco. O in Bolivia, quando dopo una giornata d’incontri continui andò a dormire dopo mezzanotte e si svegliò alle 3 di notte per dire messa e ripartire, tirandosi dietro Vittorio e gli altri amici che erano con lui: “Perché don Oreste era uno che non si fermava mai, dormiva 3 ore a notte ed era già pronto per una nuova giornata.” Africa, Sud America e Asia: “Eravamo in Bangladesh ed era tutto allagato. Per andare in una missione abbiamo preso una barca, solo che dopo aver preso il largo questa aveva cominciato ad imbarcare acqua, litri e litri. Noi eravamo veramente preoccupati, ma vedevamo don Oreste tranquillo e sereno come sempre: alla fine, fortunatamente, siamo arrivati sani e salvi.”

Viaggi indimenticabili, tutti diversi l’uno dall’altro, ma don Oreste per Vittorio non è mai cambiato: “Lui voleva bene ad ogni uomo che incontrava e si faceva carico di tutti i suoi problemi. Un uomo che ha condiviso con fatti concreti i problemi e i bisogni delle persone che ha incontrato. Don Oreste è stato «il martire della carità», un uomo che si è speso, che si è consumato e donato a tutti i bisogni delle persone che ha incontrato.”

Adesso che “il don” ha strappato il biglietto per l’ultimo dei suoi viaggi Tadei sa cosa chiedere ancora al suo “consulente”: “Gli chiedo di aiutarmi a vivere da uomo vero. Gli chiedo che mi aiuti a vivere l’ultimo periodo della mia vita nella pace e nella gioia. Gli chiedo che mi sostenga nell’essere coerente fino alla fine dei miei giorni nel seguire e vivere gli insegnamenti del Vangelo.”

da V.Lessi, Un infaticabile aposto della carità, San Paolo


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