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Elezioni Riccione, la debolezza del centrodestra

Martedì, 15 Marzo 2022

Il centrodestra sembra ormai avviato alla trattativa finale tra le componenti ‘civiche’ o, per meglio dire, tra le liste che faranno capo a Renata Tosi e i partiti che ne appoggiano la giunta attuale. A tema, l’assegnazione in caso di vittoria della carica di vicesindaco, dei vari assessorati e di alcune presidenze. Pare dunque che l’iniziale resistenza di quegli stessi partiti alla presenza di Renata Tosi nella prossima giunta sia stata superata con l’accordo di un futuro da assessore invece che da vicesindaco; allo stesso tempo accantonando qualsiasi dibattito su contenuti e impegni dell’eventuale prossimo mandato, delegati all’attuale sindaco in una logica di continuità assoluta.

Come abbiamo scritto più volte, la vittoria di Renata Tosi nelle due tornate elettorali scorse trova il suo fondamento nella disponibilità della città, e soprattutto delle sue componenti produttive, a correre un rischio che mai prima aveva accettato: quello cioè di verificare se il proprio sviluppo e il proprio benessere possano essere garantiti da un’amministrazione non di sinistra. Una disponibilità cui certo la grande partita del TRC ha fatto da innesco inaspettato.

Gli esiti di questa verifica – come accade sempre e con le Amministrazioni di tutti i colori – sono controversi. Alcuni parlano di un governo “modesto”, ma è anche vero che i numeri dicono che il sistema ha tenuto, in particolare quello turistico, pur avendo dovuto attraversare la grave crisi provocata da questi anni di pandemia.

Ma poiché siamo a pochi mesi dalle prossime consultazioni, occorre anche domandarsi cosa abbia generato dal punto di vista politico questa esperienza amministrativa inedita. In poche parole, si tratta di capire se l’esperienza appena passata coincida unicamente con la leadership di Renata Tosi o se invece questi anni possano rappresentare anche a un esempio di governo di centrodestra.

Nel primo caso questi due mandati saranno stati solo una parentesi, incapace di andare oltre l’occasione che l’ha propiziata e incapace di generare un soggetto politico con una identità e idee proprie. Una volta esaurita la novità Tosi, il centrodestra si troverebbe dunque a dover ricominciare tutto da capo, aspettando un altro evento o personaggio con il quale potersi identificare.

Nel secondo caso, il centrodestra potrebbe chiedere il voto alle prossime elezioni in nome di una continuità politica e non personale, di un progetto di città che prosegue, che potrebbe essere portato a compimento o anche migliorato, innescando così un confronto con la sinistra in una ottica di parità e dunque di reale alternanza.

Al di là del fatto che il personalismo sia poco elegante e soprattutto possa trasformare le prossime elezioni in una sorta di referendum (caricando così di peso politico spigolosità caratteriali e ripicche di paese), ad oggi il centrodestra – tra le due opzioni – sembra avere ammesso candidamente la mancanza di un proprio progetto di governo; come si fosse accorto, svegliandosi da un lungo torpore, di non aver costruito in questi anni alcuna identità politica o condiviso realmente una pratica di governo con l’attuale sindaco.

È allora normale e a suo modo coerente, di fronte a questa debolezza di visione e di classe politica (e un po’ anche d’orgoglio), che Renata Tosi chieda di rappresentare direttamente la continuità con se stessa.

(rg)

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