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Saldi, Federmoda. segnali negativi

Giovedì, 27 Gennaio 2022

(Rimini) Non sono segnali positivi quelli che arrivano dal commercio al dettaglio del settore moda. "A 20 giorni dall’inizio dei saldi invernali di fine stagione – dice il presidente di Federmoda-Confcommercio della provincia di Rimini, Giammaria Zanzini - arrivano dati poco confortanti dal sondaggio che Federmoda-Confcommercio dell’Emilia Romagna ha somministrato agli associati, raccogliendo informazioni su tutto il territorio. I dati riminesi non si discostano da quelli su base regionale, con un sentiment decisamente negativo riguardo a questa finestra di saldi e incassi per oltre la metà dei commercianti in sensibile calo, per alcuni anche oltre il 40% rispetto ad un 2021 di per sé non brillante. Quello che preoccupa ancora di più è il notevole calo dei clienti, a cui va aggiunto uno scontrino sempre più leggero, che dà dimostrazione del clima di sfiducia che percepiamo ogni giorno. Insieme a quella dei consumatori, si abbassa ovviamente la fiducia dei commercianti che per oltre il 70% prevedono un ulteriore calo degli acquisti nelle prossime settimane". La cosa preoccpa i commercianti soprattutto in vista del 1 febbraio quando sarà obbligatorio l’ingresso nei negozi mostrando il Green Pass.

"Quello che stiamo vivendo in queste settimane è di fatto un lockdown mascherato. Tra i commercianti è fortissima la preoccupazione per questi saldi, che dovevano aiutarci a riprendere un po’ di liquidità e che invece si stanno dimostrando un flop. Contagi, quarantene e limitazioni lasciano a casa tantissime persone e in giro a fare shopping c’è davvero poca gente. Se al calo delle vendite aggiungiamo l’aumento dei prezzi di bollette e materie prime e un sistema di approvvigionamento delle merci quasi bloccato, si capisce bene che la situazione per le piccole imprese è insostenibile". 

I toni diventano damamtici. "Così il commercio nelle nostre città è destinato a morire. Certo, il governo ha stanziato sostegni a fondo perduto, ma sono insufficienti: di questi provvedimenti possiamo prendere di positivo solo il fatto che non si sono dimenticati totalmente di noi. Serve mettere in campo un piano di misure strutturali, che vadano a mitigare i costi fissi in capo alle aziende e a cambiare il rapporto con lo Stato e le banche. Continuiamo a chiedere una revisione o l’abolizione degli ISA, il credito d’imposta sulla merce del magazzino, ma anche una pianificazione commerciale sul piano locale a tutela delle identità cittadine e del made in Italy. Non è più prorogabile un confronto con il governo e con le istituzioni regionali e locali per una regolamentazione di outlet e temporary store, così come rimane urgente una riflessione sulle date e le modalità dei saldi per riuscire a mitigare il grave impatto delle grandi multinazionali dell’e-commerce nei confronti del commercio al dettaglio e, di conseguenza, sulla vivibilità delle nostre città. Ricordiamoci che senza i piccoli negozi di prossimità è in pericolo la coesione sociale e la sicurezza”.