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Croatti e Sarti: se il Pd impone uomo di partito, non ci stracceremo le vesti

Domenica, 20 Giugno 2021

In merito alle affermazioni pubbliche di Francesco Boccia (responsabile Nazionale degli enti locali del PD), intervenuto nel merito della situazione del PD a Rimini, i parlamentari Giulia Sarti e Marco Croatti del Movimentop 5 Stelle hanno diffuso la seguente nota: "A Rimini la spinta progressista è indebolita dalle lotte intestine di potere all'interno del PD, oltre che dall'ostentata superbia e infelice volontà di voler trovare un Sindaco per la città tra i ranghi del proprio partito.

In questi anni il PD locale ha dimostrato una incapacità cronica di ascoltare e di aprirsi alla società civile. La volontà di essere riferimento unico a decidere per tutti, imponendo il proprio candidato di partito, anche a dispetto della sensibilità di altre componenti progressiste, sembra più legato al vecchio schema di controllo delle persone per la gestione del potere piuttosto che alle vere necessità della nostra comunità.

La storia elle catastrofi che accadrebbero se non ci fosse il PD a governare, si è sempre rivelata una falsità, come dimostra il caso del comune di Cattolica, città rinata dal 2016 con il Sindaco del M5S Mariano Gennari.

Quando Boccia afferma:"Questa città è un modello, è tra le città meglio amministrate d'Italia" dovrebbe dire ai suoi consiglieri di andare ad ispezionare il bilancio comunale di Rimini.

Nonostante le risorse drenate anche a tutta la provincia in favore del capoluogo e gli ingenti finanziamenti ricevuti dalla regione e dallo Stato, il bilancio comunale è tutt'altro che un modello.

Cattolica, semmai, può essere città e bilancio da portare come esempio e modello di buona amministrazione.

Concludono Croatti e Sarti – rispetto al candidato Sindaco a Rimini - Se la volontà del PD locale è quella di imporre alla coalizione progressista un uomo di partito del PD, il M5S di Rimini, come già successo in altre parti d'Italia, non si straccerà le vesti."

Croatti e Sarti usano la stessa frase con cui Conte ha sepolto il carattere strategico dell'alleanza con il Pd. Solo qualche giorno fa avevano sostenuto che il problema era che non si dscuteva di programmi.