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Per il Recovery di Draghi il turismo è solo quello culturale. Scarse le risorse stanziate

Martedì, 27 Aprile 2021

Chi cercasse nelle 273 pagine del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che il presidente Mario Draghi ha presentato ieri in Parlamento, un qualche riferimento all’attività economica prevalente nella nostra provincia, il turismo balneare, resterà deluso. Non perché non vi si parli di turismo. Anzi, vi è un capitolo specifico, in verità denominato Turismo e Cultura. Ecco, dal nome discende l’identità delle cose, dicevano gli antichi. Il turismo che hanno in mente gli estensori del Piano è il turismo culturale, quello delle città d’arte, che indubbiamente ha un grande peso nell’economia nazionale e nella capacità attrattiva di flussi dall’estero. Basti pensare al movimento che realizzano città come Roma, Firenze e Venezia. Ma i milioni di presenze che sono generati dall’attrattività delle nostre spiagge, da quelle romagnole a quelle del meridione e delle isole, sembrano sfuggire agli estensori del PNRR.

Quindi niente di interessante per la Riviera? No, per Rimini e la sua provincia, così ricca di borghi storici e di opere d’arte non adeguatamente valorizzate, ciò che prevede il PNRR potrebbe comunque essere un’opportunità. L’occasione per incrementare quella vocazione al turismo culturale innescata, per esempio, dagli ultimi investimenti compiuti nel capoluogo.

Nel PNRR, “Turismo e Cultura” sono la terza componente della prima missione che ha per titolo “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”. Con il governo Draghi, il turismo è tornato ad essere un ministero autonomo ma nel suo Piano turismo e cultura viaggiano insieme. Hanno avuto l’importanza di un capitolo specifico (altri settori non l’hanno) «sia per il loro ruolo identitario, sia per l’”immagine” e il “brand” del Paese a livello internazionale, nonché per il peso che hanno nel sistema economico». Dei 222,1 miliardi di investimenti indicati dal Piano, per turismo e cultura ne sono previsti 6,68. A voler esser pignoli, per il turismo in quanto tale 2,4. Non sembrano somme in linea con il dichiarato «peso» attribuito al settore. Qualche dietrologo potrebbe leggere nel maggior peso della cultura l’influenza del ministro Franceschini, capo delegazione del Pd.

Ma vediamo cosa prevedono le varie misure.

Primo punto. Sarà realizzato un importante sforzo (1.100 milioni) per la digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura. Altri 500 milioni per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi. Per il miglioramento dell'efficienza energetica nei cinema, nei teatri e nei musei sono previsti 300 milioni.

Il secondo punto riprende e valorizza un mantra che si è affermato dall’emergenza Covid in poi: la valorizzazione dei borghi, dei piccoli siti culturali. Qui il nostro territorio può giocare la partita. Sarà varato «un Piano Nazionale Borghi”, un programma di sostegno allo sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico». Le risorse però non sono tante, considerando l’enorme quantità di borghi storici nella Penisola: c’è poco più di un miliardo da usare, oltre che per interventi strutturali, anche per sostenere le attività culturali, creative, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali. Altri 1.770 milioni andranno per la tutela e la valorizzazione del paesaggio rurale, per parchi e giardini storici, per la sicurezza nei luoghi di culto.

La terza misura, Industria culturale e creativa 4.0, prevede fondamentalmente il rilancio di Cinecittà e interventi per supportare «l'azione degli operatori culturali e creativi di attuare approcci innovativi, anche attraverso mezzi digitali, e accrescere le proprie capacità gestionali ed economiche». Per queste azioni sono previsti 460 milioni.

Ed infine, last but (si spera) not least, ecco il paragrafo dedicato al Turismo 4.0. «Gli investimenti previsti (2,4 miliardi) sono volti al miglioramento delle strutture turistico-ricettive e dei servizi turistici, riqualificando e migliorando gli standard di offerta, con il duplice obiettivo di innalzare la capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi».

Il primo investimento è l’Hub del turismo digitale, che in sostanza significa tre cose: potenziamento del sito nazionale Italia.it, analisi dei dati sul comportamento online degli utenti da mettere a disposizione delle aree turistiche, un kit digitale di base «a beneficio degli operatori turistici di piccole e medie dimensioni nelle zone più arretrate del Paese». Viene da pensare che la Riviera romagnola sarà esclusa da questo provvedimento.

Con i “Fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche” arriva la “ciccia” che più interessa gli operatori, ma anche qui le risorse a disposizione (1,80 mld) appaiono scarse.

C’è un credito di imposta (530 milioni) per aumentare la qualità dell'ospitalità turistica con investimenti per il minor consumo energetico e per l’aumento degli standard qualitativi delle strutture ricettive italiane. «Verrà prevista una percentuale di Fondo perduto per incentivare gli investimenti in un periodo complesso come quello post-Covid»

All’interno dei Fondi BEI è creato un fondo Turismo Sostenibile di 748 milioni, capace di generare più di due miliardi di investimenti «nelle aree del turismo di montagna sia per infrastrutture sia per servizi ricettivi; del settore business e dell'offerta turistica top quality; nel turismo sostenibile e nell'upgrade dei beni mobili e immobili connessi all'attività turistica».

Viene potenziato il Fondo Nazionale del Turismo (150 milioni) destinato alla riqualificazione di immobili ad alto potenziale turistico, in particolare degli alberghi più iconici, al fine di valorizzare l'identità dell'ospitalità italiana di eccellenza.

È istituita una Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia (358 milioni) per facilitare l'accesso al credito per gli imprenditori che gestiscono un'impresa esistente o per i giovani che intendono avviare una propria attività.

Con un Fondo Nazionale del Turismo si procederà ad «acquistare, rinnovare e riqualificare strutture alberghiere italiane (1.500 camere d’albergo), tutelando proprietà immobiliari strategiche e di prestigio e sostenendo ripresa e crescita delle catene alberghiere operanti in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali».

L’ultima misura di Turismo 4.0 (500 milioni) riguarda esclusivamente Roma, in vista del Giubileo del 2025.

Sarà interessante vedere come gli amministratori pubblici e gli operatori locali valuteranno queste misure. Certamente il nostro territorio usufruirà della digitalizzazione della nostra offerta culturale. E questo è un fatto positivo. È auspicabile che gli interventi sui borghi coinvolgano i nostri centri della Valmarecchia e della Valconca, anche se crea qualche perplessità l’espressione secondo cui il piano dei borghi è a favore delle «zone svantaggiate». Si pensa solo al sud Italia? Le misure in favore delle imprese potrebbero essere interessanti ma le risorse stanziate non sono certamente proporzionate al danno subito dal settore, il primo a chiudere e l’ultimo destinato a riaprire.

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