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Turismo, modello possibile di sussidiarietà. Valeria Piccari

Mercoledì, 21 Novembre 2012

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Turismo, modello possibile di sussidiarietà. Valeria Piccari


Cosa significa sussidiarietà nel rapporto tra pubblico e privato e come può aiutare un comune che del turismo fa la sua bandiera, per esempio Rimini, anche in un momento di crisi. Ne ha anche parlato il sindaco analizzando i dati turisti dei primi nove mesi del 2012.


“In commissione lunedì ho chiesto di cominciare a pensare a un tavolo permanente dell’amministrazione con i privati e con le categorie per un confronto”, spiega il consigliere comunale del Pdl Valeria Piccari. “Lo scopo è quello di iniziare a dare vita a forme di sussidiarietà anche per il turismo, un processo sempre auspicabile, ma che adesso appare indispensabile”.
Potrebbe essere un’idea, visto che Rimini “non ha un dirigente per il turismo” e ha un assessore che divide la competenza con gli impegni di sindaco. “Vista la situazione, quale migliore soluzione di un confronto produttivo con chi ha il polso della situazione, che sia un barista o un operatore?”.


Sussidiarietà “significa più privato meno Stato. Per esempio, ci sono i privati che gli eventi sul territorio li creano e promuovono di professione. E’ il loro mestiere, non quello del Comune, che pure è interessato ad eventi che possano incrementare l’appeal turistico della città. A Rimini ci sono persone che da anni hanno attività economiche e non vogliono che l’amministrazione faccia da babbo e da mamma, non ne hanno bisogno. Quello di cui hanno bisogno è un sostegno da parte del pubblico in quelle attività che si organizzano sul territorio per il territorio”.


Si potrebbe iniziare mettendo in pratica qualche atto di “sussidiarietà orizzontale per sburocratizzare un po’ di cose. Gli operatori del turismo hanno bisogno di un’amministrazione più snella”. L’idea della Piccari è “una sorta di sportello all’Ufficio turismo dove con una pratica fai tutto. Perché allo stato attuale per ottenere l’autorizzazione di un evento un privato ha bisogno: prima del permesso vigili, poi deve andare all’ufficio affissioni, poi ha da pagare un bollettino, poi approda all’ufficio turismo. Questo vale anche per un evento piccolo. Iniziare a sburocratizzare potrebbe essere già un buon inizio di sussidiarietà”.


Oltre a snellire le pratiche, in sussidiarietà, “l’amministrazione ha il compito di controllare che i requisiti vengano rispettati e, soprattutto, deve valutare le proposte dei privati e dare una mano (anche economica) a quelle che meritano”.
In pratica, se fino a ora “il pubblico ha programmato l’evento e poi ha chiamato gli imprenditori per farselo finanziare, in un rapporto sussidiario non sarebbe più così”.


A condire il nuovo rapporto pubblico-privato dovrebbero essere le banche. “Un ruolo nel tavolo spetta anche agli istituti di credito. Spesso potrebbe toccare anche a loro valutare cosa sono in grado di finanziare e cosa no”.


Certo è che nell’ottica sussidiaria bisogna iniziare a “guardare alle piccole imprese”. Per ritirare su la capitale della Riviera, chi meglio di “chi l’ha tirata su” già una volta. “La mia nonna che aveva la terza elementare con le cambiali ha messo su una pensioncina – spiega il consigliere – ma adesso la passione, che è indispensabile, non basta più. C’è bisogno di essere preparati, c’è bisogno di innovazione (che è una spesa sì enorme, ma che ripaga sempre). Questo però senza mettere da parte il patrimonio culturale della Romagna. In sostanza: chi ha fatto grande Rimini, oggi si deve rinnovare”.


Un gran lavoro, ma in fondo potrebbe non essere poi così difficile. “Il nostro faro è il piano strategico, lì è tutto scritto. Noi ci crediamo, ma come lo applichiamo? Comunque, tavolo o non tavolo, ho chiesto al presidente di convocare la commissione turismo almeno ogni sei mesi per monitorare i dati e capire cosa succede”. E magari anche più spesso.