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BARBA E CAPELLI. MANLIO MAGGIOLI

Sabato, 25 Febbraio 2012

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Barba e capelli. Manlio Maggioli


Dev’essere dura per Manlio Maggioli l’esperienza dell’essere scaricato. In genere è dura per tutti, ma per un uomo che nella lunga carriera ha costruito le sue fortune sulla capacità di equilibrio, sul desiderio di non dispiacere a nessuno perché gli affari non sono né di destra né di sinistra, tantomeno di centro, per un uomo che ha sempre tenuto i piedi in almeno tre staffe, l’essere scaricato dall’oggi al domani, via dichiarazioni alla stampa, deve essere propria dura. E poi per che cosa tanto accanimento? Per due miseri milioni di euro inizialmente sottratti al fisco e poi scudati con tutti i timbri di legge, appena il dieci per cento rispetto a quanto ha trafficato il collega Luigi Valentini. Quale sarà allora la pena per il falegname?, si chiede nel suo intimo Maggioli dal suo buen ritiro di Santarcangelo. Quelli del Pd non lo chiameranno più ai pranzi e alle cene elettorali, come quando Veltroni fece a tappa a Rimini nell’ultima campagna elettorale?


Sì, deve essere dura per Manlio Maggioli e lo si capisce dal contenuto e dal tono delle dichiarazioni rilasciate ai giornali. Certo non si sarebbe mai immaginato che il suo lungo regno (senza paragoni nelle istituzioni riminesi) alla guida della Camera di Commercio finisse con un benservito di tali proporzioni. Erano due anni che era indagato per la storia del Credito di Romagna e la sinistra, sensibile a tutte le sirene giustizialiste, non aveva detto né A né B. E adesso che si è saputo che, come fan tutti (proprio tutti, no, solo quelli che hanno la materia prima), ha scudato due spiccioli, argent de poche per uno come lui, tutti si accaniscono. Addirittura anche la presidente degli albergatori, categoria nota in tutta la Riviera per l’esemplare diligenza fiscale.


No, superate le ottanta primavere, non doveva finire così la brillante carriera di Manlio Maggioli, iniziata fra gli anni Cinquanta e Sessanta quanto cominciò ad affiancare il babbo Giuseppe nella gestione della tipografia eredita dal nonno. Il core business dell’azienda era già allora stampare moduli per gli enti locali. Il giovane Manlio si occupava dell’attività commerciale e batteva la penisola, dalle Alpi alla Calabria, per contattare i Comuni e trovare nuovi clienti. Intelligente, dinamico, dotato di fiuto imprenditoriale, presto si accorse che i Comuni non solo avevano bisogno di moduli ma avevamo fame di conoscenza. Nacque così la Maggioli Editore che, passo dopo passo, è arrivata a stampare oltre mille titoli e a pubblicare quasi una cinquantina di riviste specializzate per i burocratici degli enti pubblici.


Il ragazzo di Santarcangelo in breve tempo ne ha fatta di strada. Solo un cruccio aveva: lui, ormai editore di riferimento per gli enti locali del Bel Paese, era semplicemente il “signor Manlio”. Lo si è mai visto un editore senza laurea? Ecco allora che nel 1985 arrivò il primo soccorso rosso. Il professor Stefano Pivato, in seguito assessore alla cultura del Comune di Rimini e oggi Magnifico Rettore dell’Università di Urbino, ci mise tutti i suoi buoni uffici per trasformare il “signor Manlio” in un più consono “dottor Maggioli”, grazie ad una laurea honoris causa in pedagogia. Che c’azzecca la pedagogia? È presto detto: grazie alla sua attività editoriale, Maggioli ha educato generazioni di funzionari pubblici.
Sono anni di vento in poppa: gli interessi economici si allargano, dal turismo all’informatica. Viene anche eletto presidente dell’Associazione industriali. Da allora, ciclicamente, il suo nome emerge come possibile candidato sindaco di coalizioni alternative alla sinistra. Figurarsi. A Maggioli interessa il business, quindi buoni rapporti con tutti, a destra, a sinistra e al centro, mai sbilanciamenti pericolosi.


Una politica equilibrista che viene premiata quando nel 1994 si deve nominare il primo presidente della neonata Camera di Commercio. Una poltrona a cui mirava il democristiano Sergio De Sio, due anni prima defenestrato dalla carica di vice-sindaco. Ma la sinistra fece opposizione e la spuntò appunto il dottor Maggioli, da allora sempre riconfermato dal Consiglio, nominato dal presidente della giunta regionale su designazioni delle associazioni di categoria.


Mentre è presidente della Camera di Commercio non trascura gli affari di famiglia: nel 1998 nasce la Maggioli Tributi (una sorta di Equilitalia che lo catapulta nel mondo degli esattori), sempre negli anni Novanta comincia l’attività di formazione per funzionari e liberi professionisti, nel 2007 fonda la Maggioli-Galgano per la consulenza direzionale.
Da presidente della Camera di Commercio Maggioli è sempre rimasto organico al sistema di potere e all’equilibrio di rapporti a cui deve la poltrona. A volte qualche puntura di spillo, qualche dichiarazione sopra le righe, poi immediatamente rientrata. Come quando disse che l’evasione fiscale per molte piccole imprese a volte è necessaria per restare sul mercato.


Il sigillo alla carriera arrivò nel 2006 con la nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica.
Ed ora le ingloriose dimissioni per due spiccioli transitati a San Marino?


Il barbiere