(Rimini) “E’ una rapina, non ci sono altre parole. Con un blitz nel caldo di ferragosto il governo ha tolto un miliardo e sei a 96 città per riqualificare le periferie, per riqualificare i quartieri. Per noi vuol dire lungomare nord da Torre Pedrera a Rivabella, 18 milioni che dalla sera alla mattina con un blitz sono stati cancellati”. Così il sindaco di Rimini Andrea Gnassi al rientro dalla giornata romana di ieri, quando insieme all’Anci e ad altri sindaci ha preso parte alla commissione della camera dei deputati che sta analizzando il decreto milleproroghe e in particolare l’emendamento che ha congelato i fondi per il bando periferie. “Una cosa inaudita, non si era mai vista una cosa di questot tipo. Io insieme ad altri cento sindaci sono andato con la faccia che rappresenta la comunità, la patria, a firmare a palazzo Chigi con il governo una convenzione, un contratto. Non è che quei fondi erano scritti sull’acqua”, sottolinea Gnassi. “Andremo avanti, sarà battaglia dura con ricorsi legali, ricorsi giuridici, ricorsi alla Corte dei conti, diffida al governo, esposto al presidente della Repubblica. Non eslcudo anche un atto provocatorio: visto che Rimini applica l’imposta municipale unica, l’imu, ai suoi cittadini; visto che come previsto dalla legge poi dà i soldi a Roma, 12 milioni all’anno; visto cho sospendono i finaziamenti ai comuni per due anni, noi sospendiamo il trasferimento delle risorse a Roma. Ci commissarieranno? Ci manderanno a casa? Non lo so. Ma qui quello che non si è mai visto è accaduto. Cambia il colore del governo e dai una ciabattata in faccia ai cittadini. Non esiste: prima vengono le città e i progetti partecipati. Non può venire prima il partito, il livore, la vendetta”.
Torna anche l’appello ai parlamentari. “C’è qualcuno dei palamentari locali che dovrà dimostrare di aver a cuore non la propria casacca, la propria poltrona pagata diecimila euro, ma gli interessi di Torre Pedrera, Visebella, Viserba, Rivabella”. Il sindaco si riferisce alla votazione del decreto milleproroghe con l’emendamento alla Camera. “Potranno dire: ci siamo sbagliati”.