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5 anni in Comune. Il turismo di Gnassi

Giovedì, 07 Aprile 2016

Gran parte della sua immagine e della sua credibilità il sindaco uscente Andrea Gnassi ha deciso di giocarsele sul turismo, settore per il quale non ha nominato un assessore, riservandosi la relativa delega.

È su questo terreno che il sindaco ha manifestato una sorta di “ansia da prestazione”, volendo sempre e comunque dimostrare che con la sua presenza a Palazzo Garampi la città è tornata ad essere al centro dell’attenzione nazionale e internazionale. Si spiegano così i ripetuti interventi per ogni evento e per ogni week end primaverile: ogni evento è sempre un successo, la città è piena, gli alberghi non hanno una camera libera, i ristoranti fanno affari d’oro. Ma una seria verifica dell’esito degli eventi non è mai stata compiuta, e su questo ritorneremo.

Il primo punto da esaminare sono le famose presenze turistiche, esaltate quando hanno il segno positivo, sminuite nel loro valore di indicatore quando presentano il segno negativo; comunque l’unico criterio certo, al momento, che il sistema pubblico ha a disposizione per valutare l’efficacia delle proprie politiche promozionali.

Il 2011, primo anno dell’era gnassiana, si era concluso per Rimini con 7 milioni e 700 mila presenze, con un aumento del 4,7% rispetto all’anno precedente. Ma su questo risultato, il sindaco uscente non ha influito, essendo stato eletto a giugno. Il 2015 si è concluso con 6 milioni e 900 mila presenze, ed un calo dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Una performance negativa che distingue Rimini da Riccione (+5,1), da Bellaria (+4,1), da Cattolica (+2,1) e da Misano (-0,4). Ma il dato più eclatante è che in cinque anni Rimini ha perso 800 mila presenze, cioè il 10,3%. Andamento generale? No, Bellaria ha perso l’1%, Riccione ha guadagnato il 14,5%, Cattolica è cresciuta del 2%, Misano è calata dell’1,6%. Noi di Buongiorno Rimini abbiamo più volte scritto che non è più la locomotiva Rimini a trainare la Riviera. Una performance negativa tutta attribuibile a Gnassi? Chi lo sostiene usa i legittimi argomenti di una campagna elettorale, anche se ci sono nodi storici che vengono da lontano (è da tempo che Rimini ha perso smalto). Però è il sindaco stesso, preso da quell’“ansia di prestazione” di cui prima si diceva, ad esaltare dati e successi che poi non trovano un riscontro oggettivo, e si risolvono in un boomerang.

L’hardware di Gnassi

Le linee che Gnassi ha seguito in questi cinque anni sono facilmente riassumibili, avendole il sindaco ripetute in tutte le occasioni, utilizzando la metafora dell’hardware e del software.

Hardware sono gli interventi strutturali che cambiano la città, per renderla più vivibile dai cittadini e più attraente per i turisti. Il contesto è il mondo che cambia, dove i potenziali turisti non hanno più le abitudini del tempo; mutamenti che la politica turistica gnassiana ha l’ambizione di intercettare con una narrazione (identità, innovazione, eventi) che per il momento non ha varcato i confini del Marecchia.

Hardware significa lo stop al consumo del territorio e ai progetti delle archistar per il lungomare, la messa in campo dei cosiddetti motori culturali (dal Fulgor al Teatro che torna a “dialogare con la Rocca”), gli interventi sulla viabilità (dal Fila diritto alla sistemazione delle vie del centro), il programma per eliminare gli scarichi a mare e garantire la balneazione (impropriamente presentato come le nuove fogne di Rimini). Tutte iniziative delle quali i suoi critici tendono a minimizzare il valore e che Gnassi esalta oltre il dovuto (come la battuta secondo cui con la nuova piazza Malatesta “ce la giocheremo con l’Arena di Verona”), ma che di fatto rappresentano quanto di meglio si può ascrivere al suo mandato, poco o tanto che sia. Abbiamo omesso dall’elenco il Parco del Mare, che sarebbe l’unico intervento davvero hard, capace di incidere sul prodotto Rimini, ma al momento si riduce solo a una idea (peraltro partorita dal Piano Strategico) e ad una serie di non impegnative manifestazioni di interesse da parte degli operatori privati. Difficile prevedere se troverà mai realizzazione concreta almeno in un tratto che possa funzionare da traino per il resto del lungomare. I passi finora compiuti (con le scadenze sempre prorogate rispetto alle date fissate) lasciano capire come la composizione di interessi pubblici e privati implichi procedure complesse che richiedono enormi capacità di relazione, di ascolto e di umiltà, doti che non sono quelle per cui Gnassi spicca.

Sempre a proposito dell’hardware, si può imputare al sindaco uscente una scarsa attenzione ai problemi strutturali dell’offerta ricettiva di Rimini, per i quali il Comune può intervenire con le norme urbanistiche e può esercitare pressioni ai livelli superiori (Regione, Stato). Nella sua vision, comunicata a più riprese, non si è mai sentita una parola su questo argomento.

Dell’hardware fa parte in modo speciale l’aeroporto, la cui crisi ha influito non poco sui flussi turistici. Del contributo di Gnassi al fallimento di Aeradria si occupa la magistratura (il 20 aprile deciderà sul rinvio a giudizio) ma anche senza i pronunciamenti giudiziari è evidente che il sindaco uscente fa parte di quella classe politica alla quale sono imputabili le principali responsabilità.

Il software di Gnassi

L’hardware per funzionare al meglio e produrre risultati, ha bisogno di software, il campo nel quale Gnassi si sente particolarmente forte, tanto da essere accusato di svolgere il mestiere di direttore artistico piuttosto che quello di amministratore. Siamo cioè sul terreno della politica degli eventi, visti come la vernice giusta per rendere Rimini più attrattiva e per moltiplicare le presenze. L’inventore della Notte Rosa (quando era assessore al turismo della Provincia) arrivato a Palazzo Garampi ha pensato bene di moltiplicarli, avendo sempre come target di riferimento quel mondo giovanile (o di aspiranti ever green) che lui tout court assimila ai propri gusti e interessi personali. Ecco allora la Molo Street Parade, con l’accoppiata dj set & sardoncino, Al Meni (con gli chef stellati sotto un tendone felliniano), il Capodanno più lungo del mondo (con la messa in cartellone di tutti gli eventi di un mese), oltre alla riproposizione, senza alcuna variante significativa, della Notte Rosa. Ad un certo punto si era parlato anche di una parata carnevalesca in piena estate, ma se ne sono perse le tracce.

La politica degli eventi di Gnassi è criticabile sotto vari aspetti. È ripetitiva e mai aperta verso altri target e interessi; non si fonda su un’analisi di mercato e su un’analisi economica sui possibili ritorni; si rivolge prevalentemente al mercato italiano, mentre è quello estero che deve essere rafforzato; rischia di trasformare il Comune in un permanente imprenditore di spettacoli e non favorisce la nascita di un prodotto notte davvero nuovo da parte degli operatori privati; di fronte alle piazze piene si grida al grande successo senza distinguere fra turisti (che pernottano) ed escursionisti dalle città vicine. Soprattutto il Comune non si è mai misurato con un’analisi critica e scientifica degli eventi, per verificare i reali flussi turistici che producono e quanto incidono sul fatturato economico della città.

Senza dubbio alcuni eventi (Notte Rosa) hanno un forte impatto mediatico, però è stato osservato che l’immagine che veicolano non è quella che oggi interessa le tendenze del mercato, dove prevale il turismo delle esperienze, della enogastronomia, della cultura.

In sintesi. Con il Parco del mare l’amministrazione cerca di coinvolgere gli operatori nel rilancio del turismo cittadino, con la Molo continua a surrogare l’assenza del prodotto turistico corrispondente e di un qualche gruppo di imprenditori che su essi (prodotto e target) ci scommetta come impresa. Con gli eventi si vuole comunicare un certo brand cittadino e in genere costituiscono occasioni piacevoli da frequentare, ma l’unico criterio per la loro continuità è la gratificazione degli stessi cittadini e non l’efficacia del ritorno turistico. Il turismo è una parte consistente dell’economia cittadina ma il sindaco sembra ben più coinvolto nell’ideazione (e anche nella organizzazione) del prossimo evento che nelle problematiche e nei ritardi di quegli operatori che dovrebbero costituire il suo principale stakeholder di riferimento. Forse perché con gli eventi si diverte di più.


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