Palacongressi _ a volte, i numeri, bisogna metterli in fila

Venerdì, 15 Giugno 2012

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Palas. Perché a volte, i numeri, bisogna metterli in fila


Cosa succede quando qualcuno, avendo titoli e strumenti, sbaglia clamorosamente le previsioni economiche? L’esperienza dice che purtroppo non succede niente, anzi continua a pontificare come se nulla fosse successo. Ogni riferimento a famose banche d’affari e all’attuale crisi economica non è casuale.


Anche per il Palacongressi di Rimini c’è stato chi ha fatto previsioni sbagliate i cui effetti si stanno ora riversando sulla comunità. Prima di procedere sgomberiamo subito il campo da un equivoco: non si vuole subdolamente sostenere che Rimini non aveva bisogno di un Palacongressi moderno ed efficiente. Si vuole semplicemente far notare che ad una soluzione realistica e ed economicamente sostenibile, si è preferita la strada della grandeur e si sono piegati i numeri alle esigenze di questa.


Il primo studio di fattibilità è del 2000 e prevedeva che a regime producesse qualcosa come 840 mila presenze congressuali all’anno. Fatti 250 in un anno i giorni utili per svolgere i congressi (il resto è estate), ciò vorrebbe dire avere a Rimini ogni giorno 3.300 congressisti. Ciascuno è in grado di giudicare se si tratta di una stima realistica. Per gli estensori del piano di fattibilità lo era.
Si potrà obiettare che ancora non c’era stato l11 settembre e le prospettive economiche mondiali parevano destinate al meglio. Tuttavia l’aggiornamento di quel piano di fattibilità è del 2001, a 11 settembre avvenuto. E i soliti ben informati non hanno ridimensionato le previsioni, anzi le hanno ulteriormente ingigantite. Secondo questo studio l’effetto nuovo Palacongressi, senza nulla fare, semplicemente sfruttando il trend naturale, avrebbe portato nel 2010 (cioè nell’anno a pieno regime) a 992 mila presenze. Se invece i gestori della struttura avessero messo in atto strategie efficaci di riposizionamento sul mercato congressuale internazionale, introdotto una innovazione promo-commerciale e creato il distretto congressuale, si sarebbero superate le 2 milioni e 200 mila presenze. In generale, contando cioè anche le altre strutture, il mercato congressuale nella provincia di Rimini avrebbe toccato i 5 milioni di presenze.


Cosa avrebbe permesso un così travolgente boom? Gli estensori del business plan indicano due fattori che avrebbero favorito l’incremento della quota di mercato del nuovo Palacongressi. Primo, le dimensioni dei congressi che tendono a crescere e questa tendenza finisce per privilegiare i palacongressi. Secondo, nella situazione di coabitazione con le manifestazioni fieristiche l’espansione dell’attività congressuale aveva un limite fisico oggettivo. Sul primo punto, basti ricordare che nelle settimane scorse presidente e direttore del Palacongressi hanno sostenuto che fra i motivi della crisi di attuale c’è la tendenza a congressi inferiori alle cinquecento unità. Proprio il contrario di quello che avevano previsto gli estensori del piano. E’ necessario però ricordare che sempre nel 2011 il piano alternativo steso da Trademark Italia e Thalia aveva già individuato questa tendenza. Per chi voleva, c’era dunque la possibilità di vedere in anticipo. Quanto al secondo fattore, anche in quel caso le previsioni si sono rivelate sbagliate: nel maggio scorso, pur essendoci la fiammante astronave, gli Amici di Brugg si sono radunati in Fiera.


E adesso siamo nella situazione che l’assai improbabile raggiungimento delle 200 mila presenze nel 2012 (in maggio erano appena 135 mila) viene presentato come un successo.
Tutto questo mette a carico della comunità riminese un debito gigantesco. Ma questo sarà il tema della prossima puntata.


Valerio Lessi


I precedenti articoli
http://www.inter-vista.it/articoli/item/738-a-proposito-del-palacongressi-premessa-e-qualche-numero
http://www.inter-vista.it/articoli/item/766-a-proposito-del-palacongressi-numeri-e-politica


Ultima modifica il Venerdì, 15 Giugno 2012 18:20