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Quelle scuole che fanno la differenza. La sfida di Francesco sull'educazione

Mercoledì, 09 Dicembre 2015

2bQuelle scuole che fanno la differenza. La sfida di Francesco sull'educazione

 

 

 

Papa Francesco sorprende sempre con i suoi gesti e con le sue parole. Gesti e parole vanno visti insieme, perché è da essi che scaturisce il messaggio che il pontefice vuole trasmettere ai suoi interlocutori. Quando poi affronta un tema vitale per la società contemporanea, qual è quello dell’educazione, le sue parole oltre che sorprendenti sono anche penetranti.

 

Nelle ultime settimane ha avuto due occasioni per esprimersi: il congresso mondiale dell’educazione cattolica e l’udienza speciale concessa al consiglio nazionale dell’Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche. È in quest’ultima occasione, sabato scorso, che ha espresso il suo profondo interesse per l’educazione con i gesti e con le parole. Il gesto, sorprendente e commovente per chi l’ha vissuto (c’era anche un drappello di riminesi, fra cui chi scrive), è il saluto personale che ha voluto riservare alle quattrocento persone, tra cui anche ragazzi e bambini, che ha ricevuto nella Sala Clementina. La prassi vuole che normalmente possano accedere al “baciamano” (come lo chiama il protocollo vaticano) dieci, venti persone, insomma solo i dirigenti dell’associazione o del gruppo in visita. Per i genitori delle scuole cattoliche ha voluto fare un’eccezione: li ha salutati uno per uno, restando in piedi per almeno mezz’ora a ricevere il saluto di ciascuno.

 

Una predilezione che è andata ai genitori in quanto educatori cattolici: “Come genitori, - ha sottolineato - siete depositari del dovere e del diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, aiutando in tal senso in maniera positiva e costante il compito della scuola. Spetta a voi il diritto di richiedere un’educazione conveniente per i vostri figli, un’educazione integrale e aperta ai più autentici valori umani e cristiani. Compete anche a voi, però, far sì che la scuola sia all’altezza del compito educativo che le è affidato, in particolare quando l’educazione che propone si esprime come “cattolica”. Prego il Signore che la scuola cattolica non dia mai per scontato il significato di questo aggettivo! Infatti, essere educatori cattolici fa la differenza”.

 

Qual è il contenuto di questa “differenza”? Francesco ha esordito ricordando “l’importanza di promuovere un’educazione alla pienezza dell’umanità, perché parlare di educazione cattolica equivale a parlare di umano, di umanesimo”. Quindi la “differenza” che deve fare una scuola cattolica non è tanto la trasmissione di valori particolari, ascrivibili in modo esclusivo e autoreferenziale alla fede cattolica, quanto condurre le giovani generazioni ad una pienezza di umanità. Parlare di educazione significa parlare di umano, di cosa significa essere uomo, pienamente uomo. Rimbalza immediatamente quanto Francesco aveva detto due settimane fa ai partecipanti al congresso mondiale. Il papa aveva citato “un grande pensatore” secondo il quale “Educare è introdurre nella totalità della verità”. Il pensatore è Josef Andreas Jungmann, la cui frase è stata resa famosa in Italia da don Luigi Giussani, che l’ha assunta pienamente come suo concetto di educazione: introduzione alla realtà totale. Proprio per questa ragione Francesco afferma nel discorso all’Agesc che “la scuola cattolica deve trasmettere una cultura integrale, non ideologica”. 

 

Sappiamo quanto, nella percezione largamente diffusa, scuola cattolica sia sinonimo di scuola confessionale, cioè una scuola che più che favorire un’apertura alla realtà totale si concepisce come un recinto rassicurante. Francesco spazza via questa concezione riduttiva e deformante.

Ci piace pensare a come avrebbe reagito alle parole di Francesco il sacerdote riminese don Giancarlo Ugolini che agli amici impegnati nell’esperienza della Karis Foundation, sottolineava con decisione che in quelle scuole il primato doveva andare ad un’educazione come apertura a tutta la realtà, come valorizzazione dell’umano che è in ciascuno e, soprattutto, della facoltà della ragione. Proprio perché si educa alla totalità dell’umano, ciò comporta l’apertura alla dimensione della trascendenza, come ha rimarcato Francesco. Lucia Zanotti, attuale presidente della Karis, ricorda a questo proposito una frase di don Ugolini: “Originariamente, noi siamo questa curiosità, veniamo al mondo aperti, spalancati al reale; ma questo spalancamento ultimo con cui veniamo al mondo, deve essere costantemente educato perché rimanga tale. L’educazione è questo lavoro e la scuola è uno degli strumenti principali. E’ un luogo, sono dei rapporti concepiti per questo, perché questa apertura alla realtà tutta, questa curiosità non è garantita dalla spontaneità”.

 

Francesco ha invitato i genitori cattolici ad interrogarsi su cosa significhi concretamente un’educazione integrale e non ideologica. Ed ha insistito: “Sappiate fare la differenza con la qualità formativa. Sappiate trovare modi e vie per non passare inosservati dietro le quinte della società e della cultura. Non destando clamori, non con progetti farciti di retorica. Sappiate distinguervi per la vostra costante attenzione alla persona, in modo speciale agli ultimi, a chi è scartato, rifiutato, dimenticato. Sappiate farvi notare non per la “facciata”, ma per una coerenza educativa radicata nella visione cristiana dell’uomo e della società”.

 

I tempi si fanno duri, il papa ne è cosciente, tuttavia lancia una sfida: “In un momento in cui la crisi economica si fa sentire pesantemente anche sulle scuole paritarie, molte delle quali sono costrette a chiudere, la tentazione dei “numeri” si affaccia con più insistenza, e con essa quella dello scoraggiamento. Ma nonostante tutto vi ripeto: la differenza si fa con la qualità della vostra presenza, e non con la quantità di risorse che si è in grado di mettere in campo. La qualità della vostra presenza, lì, per fare ponti”.

Ai genitori lascia un compito: “Non svendete mai i valori umani e cristiani di cui siete testimoni nella famiglia, nella scuola, nella società. Date generosamente il vostro contributo perché la scuola cattolica non diventi mai un “ripiego”, o un’alternativa insignificante tra le varie istituzioni formative. Collaborate affinché l’educazione cattolica abbia il volto di quel nuovo umanesimo emerso dal Convegno ecclesiale di Firenze. Impegnatevi affinché le scuole cattoliche siano veramente aperte a tutti”.

 

Valerio Lessi

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