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Unioni e fusioni dei Comuni in Valconca: quasi un risiko per il potere

Martedì, 13 Ottobre 2015

8bUnioni e fusioni dei Comuni in Valconca: quasi un risiko per il potere

 

 

Con l’approvazione dell’Ambito Valconca si vuole “blindare” politicamente questa aggregazione dei Comuni, in modo, che se anche qualcuno cambiasse colore, sarebbe sempre guidata da un esponente dello schieramento maggioritario, cioè il centrosinistra. Lo sostiene Alfonso Scala, consigliere comunale della lista civica San Clemente, nell’omonimo Comune.

 

Per capire la posta in gioco bisogna fare un passo indietro. Quasi vent’anni è stata creata l’Unione dei Comuni della Valconca (una delle prime in Italia) che, nelle intenzioni, doveva essere una fase di passaggio verso l’aggregazione di Comuni fra di loro o, addirittura, verso la creazione di un unico Comune. In realtà in questi anni non è successo molto: solo domenica scorsa, con una scarsa partecipazione popolare, si è svolto il referendum per l’unione dei Comuni di Montescudo e Montecolombo. Nel 2016 sarà la volta dei Comuni di Mondaino, Montegridolfo e Saludecio, mentre in prospettiva si parla anche di un unico Comune formato da San Clemente, Montefiore, Morciano e Gemmano. Nella provincia, ma in Valmarecchia, è stata realizzata anche l’unione fra Poggio Berni e Torriana che ha fatto nascere il nuovo Comune di Poggio Torriana.

 

La fusione fra Comuni è un passo verso una maggiore efficienza dei servizi e una minore spesa e si traduce, nell’immediata, in contributi straordinari che i Comuni fusi ricevono per le loro attività in favore dei cittadini.

 

Negli ultimi tempi è intervenuta anche una legislazione di riordino istituzionale: nel 2013, con delibera della giunta regionale, era stato delimitato l’ambito Rimini Sud, in coincidenza con l’attuale Distretto socio sanitario, comprendente 14 comuni: quelli dell’entroterra (Mondaino, Montescudo, Gemmano, Montegridolfo, Saludecio, Montefiore Conca, Monte Colombo, Morciano di Romagna, San Clemente) e quelli della costa (Cattolica, Misano Adriatico, Coriano, San Giovanni in Marignano e Riccione). Con la recente legge sul riordino istituzionale dell’Emilia-Romagna (alla quale ha lavorato l’assessore riminese Emma Petitti), è stata prevista la possibilità di un ambito ottimale comprendente solo i nove comuni dell'entroterra (che dopo i due previsti accorpamenti diventeranno sei).

 

Una novità che, secondo Scala, è stata suggerita dal mutato scenario politico che ha visto due Comuni, Coriano e Riccione, cambiare colore politico dell’amministrazione. La motivazione ufficiale parla però di una specificità ed omogeneità di esigenze e problemi rispetto ai Comuni della costa.

Secondo Scala, “il nuovo ambito territoriale, che, a breve, si andrà a votare nei relativi consigli comunali, non è l'ambito ottimale all'interno del quale svolgere in forma associata le funzioni fondamentali, ma è un ambito nel quale l'autonomia dei singoli Comuni sarà fortemente limitata e penalizzata, essendo gli stessi obbligati a devolvere il 90% delle proprie funzioni e attività (eccetto l’anagrafe) all' Unione Valconca, senza alcuna possibilità di disimpegno o di accorpamenti all'esterno dell' ambito” .

 

Spiega il consigliere di San Clemente: “Con l’Unione attuale un Comune era libero di fare accordi sui servizi con qualsiasi altro Comune, anche non appartenente all’Unione. Dopo non sarà più possibile. Anche una funzione importante come la pianificazione territoriale sarà delegata. Succederà che un sindaco che succede ad un’amministrazione di colore diverso dal suo non potrà intervenire autonomamente”.

Ragione per cui Scala afferma che “dietro l'approvazione dell'Ambito Valconca, in definitiva, si nasconde, un ben più ampio piano strategico, in quanto non si stanno facendo, come populisticamente si vuole far intendere, gli interessi del territorio, ma, di fatto, si sta rafforzando e blindando il ruolo centrale ed intoccabile dell’ Unione Valconca, che, per sopperire alla "chiusura delle province", diventerà, assieme alle Aree Vaste, un ente intermedio tra Regione e piccoli comuni con la finalità e la certezza (quasi matematica) di continuare ad amministrare in maniera accentrata ed autonoma, a prescindere dall’eventuale “cambio di colore” di uno, due od anche tre Comuni”.  

 

Meglio restare con l’autonomia dei piccoli Comuni? “No – risponde Scala – Ritengo che in realtà territoriali come la Valconca, l’unico vero modo per ridurre i costi amministrativi e della politica, aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione e della cura del territorio, liberando risorse per i servizi alla persona, il sostegno alle imprese e al lavoro, non è rappresentato da ambiti/unioni “parziali e partitiche” di comuni, ma da fusioni (percorso, purtroppo, non intrapreso pienamente) e da una visione ottimale ed integrata tra entroterra e costa”.

saludecio


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