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Le cartoline di Cattelan e il gioco dell'estate 2015

Mercoledì, 01 Luglio 2015

4bLe cartoline di Cattelan e il gioco dell'estate 2015

Ognuno le interpreti come vuole. Forse inconsciamente il sindaco Andrea Gnassi ha lanciato il gioco dell’estate 2015. Alla libera interpretazione di ciascuno sono affidate le cartoline con i “Saluti da Rimini” firmate dall’artista “monello” Maurizio Cattelan e issate dal Comune in bella mostra in otto punti nevralgici della Rimini storica e balneare. Se il tam tam della vigilia aveva battuto (involontariamente o sapiente regia per attirare l’attenzione?) su pruriti e pudori sessual-religiosi (la parodia dell’estasi di Santa Teresa, il pene eretto, e via solleticando), alla prova dei fatti si è visto che le otto immagini non hanno nulla di pruriginoso o scandaloso ma hanno però l’irresistibile vocazione a far discutere. E allora che si discuta, che ognuno sfidi a singolar tenzone chi non ci vede cosa ci scorge lui.

 

Il gioco dell’estate lanciato da Gnassi deve essere raccolto (e infatti sui social i riminesi si sono già scatenati) anche perché gli esperti ti spiegano in tutte le salse che quelle immagini non valgono in se stesse, ma sono un’interpretazione di Rimini, ci raccontano in modo provocatorio chi siamo, chi siamo stati e dove vogliamo andare. Ti spiegano inoltre che è un avvenimento inedito che un artista sregolato come Cattelan abbia deciso di confrontarsi con Rimini e che se c’è una città che davvero avrebbe voluto raccontare (e qui torniamo al pruriginoso) è la Città del Vaticano. Si è accontentato di Rimini e noi dobbiamo gioire perché Cattelan è conosciuto in tutto il mondo e tutto il mondo parlerà di Rimini e delle sue cartoline. Comunque vada sarà un successo. Non serve a questo punto fare i pignoli e ricordare che un’operazione analoga (quindi diversa anche se ricca di rimandi simili) era stata compiuta da Riccione negli anni Novanta con i mega manifesti pubblicitari di Oliviero Toscani.

 

Il sindaco Gnassi non è uomo da lanciare il sasso e tirare indietro la mano. E quindi se afferma solennemente che la forza dell’arte moderna è che “consente ad ogni testa, ad ogni occhio, ad ogni cuore, insomma ad ognuno di noi di interpretare l’opera stessa, di interpretare l’opera ed il contesto che la ospita”, non si sottrae al dovere di primo cittadino che fornisce la sua interpretazione, che in questo caso non ha nulla di ufficiale. Solo farina del suo sacco, senza marchi istituzionali.

 

Il sindaco quindi ci ha raccontato che la ragazza con l’aragosta (che si può ammirare nella rotonda di fronte al Grand Hotel) a lui ricorda la scritta anonima lasciata tempo fa sulla palata da un tale innamorato che celebrava l’aragostina consumata insieme alla sua bella. Tenero come il burro, il nostro sindaco. La ragazza che beve non si sa cosa messa di fronte all’Arco d’Augusto gli suggerisce i “lieti calici” dell’aria verdiana. E anche noi libiamo per Rimini. Il sedere di donna cosparso di dentifricio, installato per la delizia dei turisti di Bellariva, gli ricorda la pubblicità Coppertone dei bei tempi antichi, e per esso conia anche uno slogan nuovo di zecca: “sole senza carie”. Alla stazione ferroviaria c’è una Bmw anni Settanta circondata e sommersa di lattine: Il sindaco vi vede l’ironia sul mito del latin lover, che usava l’auto come mezzo di imbarco. Anzi, suggerisce del “lattin lover”.

 

Fin qui ha giocato facile. Ma la sua interpretazione non ha trascurato le immagini più controverse. Che dire di quel sasso che pende da un paio di boxer e si immagina dove sia allacciato? A Gnassi evoca il peso morto di un teatro (dove la cartolina è stata posta) che dopo decenni risorge a nuova vita; ma anche – e qui riusciamo a seguirlo meglio – una tagliente ironia sul machismo romagnolo. E di fronte al teatro c’è la Rocca e sul castello malatestiano è stata posta l’immagine con le due mani che cercano di farsi largo fra una inferriata di salsicciotti. È il castello che finalmente si libera dall’assedio e dall’imprigionamento delle bancarelle: qui Gnassi fa un triplo salto mortale dall’arte di Cattelan alle beghe cittadine. Il saggio Massimo Pulini sente l’obbligo di ricordare che in fondo un tempo la Rocca ospitava le carceri...

 

Se il sindaco ha la sua interpretazione per ogni cartolina, noi abbiamo invece solo una sensazione a riguardo di alcune. Per esempio: quella ragazza estasiata su un letto di patitine fritte e con la scritta Saluti da Rimini, non evoca immediatamente, senza bisogno di tanti sforzi interpretativi, una città fast food, una e bisunta? Che c’entra con le felliniane Al Mèni e la sfilata di chef stellati? E quell’ammasso di latta e lattine – che a lui suggerisce il mito del lattin lover – che c’entra con la città dolce del wellness e dell’anello verde? Insomma, talune immagini, non tutte in verità – non comunicano una immagine di Rimini distante anni luce dalla vision che il sindaco instancabilmente persegue?

 

Gnassi ha la risposta pronta: “Anche tu ti sei unto da ragazzo di patatine fritte e poi sei andato ad assaggiare il piatto di Bottura”. Una battuta che più di ogni altro discorso completo svela il succo del Gnassi pensiero, non tanto sulla mostra di Cattelan ma su Rimini in generale. Una città che mette insieme il fast food e la celebrazione degli chef stellati, che non rinuncia alle origini nazional popolari pur inseguendo sogni di qualità e di riposizionamento internazionale. Dj set e sardoncino. Dentro la vision di Gnassi ci sta tutto, almeno riesce a starci nella sua enfasi narrativa e affabulatoria.

 

Coglie nel segno quando denuncia le contraddizioni e le ipocrisie di una città che esattamente 30 anni fa contestava ferocemente Tondelli per la sua descrizione di Rimini quale Nashville o Las Vegas italiana, salvo oggi rimpiangerlo perché ‘allora eravamo il centro del mondo’. È vero, se c’è qualcosa che le immagini patinate e un po’ retrò di Cattelan ci ricordano, insieme a tutto ciò che eravamo e non vogliamo più essere, è la Rimini che comunque funzionava, dove gli alberghi si riempivano e le spiagge registravano il classico pienone. La Rimini di Tondelli, appunto. Quelle cartoline – “ironiche, irriverenti, imbarazzanti, scherzose, ambigue, metaforiche” ci sbattono in faccia i difetti e le glorie di un tempo, senza suggerirci cosa siamo oggi.

 

Questa è appunto la nostra interpretazione. Cioè la nostra partecipazione al gioco dell’estate 2015. Avanti un altro!

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