Bellaria. Banche, cultura e territorio

Giovedì, 22 Marzo 2012

3b

Bellaria. Banche, cultura e territorio


Sabato 17 marzo al Palaveleno di Bellaria Igea Marina si è parlato di giovani, ospiti Mario Calabresi (direttore della Stampa e scrittore), Simona Atzori (la ballerina senza braccia, presente a San Remo quale ospite), l’outsider Franco Nembrini (professore, scrittore ed educatore che la sera prima a Rimini, di fronte a 1200 persone, aveva incollato l’attenzione sul tema dell’educazione) e i giovani Gualazzi (pianista) e Lastrico (comico, direttamente da Zelig).


L’abbrivio l’ha dato Nembrini e l’incontro si è trasformato in un evento. Lo si è capito subito, dopo i primi dieci minuti di eloquio, come sempre ruvido e diretto, esperienziale ma pieno di ragioni, di un prof. che non si rassegna a fare semplicemente il prof. L’applauso del pubblico, tra cui i più entusiasti proprio quei 500 ragazzi provenienti da scuole del territorio, era un segnale chiaro. Così Calabresi e tutti gli altri sono stati al livello, abbandonando schemi e scalette, per gettarsi nell’agone di una scoperta di sè e del vero di sè. Senza rete. Ne è uscita una mattinata dove la Atzori ha esclamato, “Mi sento a casa”, e il dialogo sembrava intessuto da amici di sempre. Un vero evento.


Dietro a questo convegno troviamo la Bcc Romagna Est, che organizza un convegno a marzo da quasi dieci anni (tra gli ospiti, Oscar Giannino, Aldo Cazzullo, Navarro Vals, Giancarlo Mazzuca, Enrico Franceschini, Mario Giordano, i bocconiani prof. Piantoni e Preti,, …). L’occasione dell’incontro di sabato 17, ci permette così di riprendere un tema particolarmente importante e sentito anche sul nostro territorio, quale sia cioè il compito di una banca, in questo caso una piccola banca, nel tempo della crisi e dei grandi rovesci finanziari.


Lo abbiamo chiesto al Vice Presidente Corrado Monti, da anni ai vertici della banca.
Il compito di una banca locale, almeno per noi, è quello di affiancare le persone che vivono sul territorio, permettendo loro di fare al meglio quello che già stanno facendo, secondo una logica di sussidiarietà reale, che giunge fino al sostegno economico, visto la natura della nostra attività. Si aiutano le persone in quello che fanno, ovvero sia nell’attività imprenditoriale, che in quella culturale o sociale, e si aiutano i giovani a venir fuori e a farli emergere per quello che sono. Senza etichette.


Quale la differenza con le grandi banche?
Qualche anno fa, prima della crisi, ci davano per morte. Oramai, si diceva, gli strumenti della finanza era tali da decretare la fine di banche tutte tese a reinvestire sul territorio e a dare valore al lavoro. Si diceva che il problema era l’avere raffinati strumenti finanziari. Si è visto come è andata a finire. Si è compreso inoltre, che la crisi è una crisi antropologica, ovvero che si è perso il senso del lavoro e il rapporto con la realtà territoriale. Le Bcc sono solide, generalmente parlando, proprio perchè non hanno seguito tali trend, ma sono rimaste legate alla loro tradizionale attività.


Sì, ma numerose altre realtà finanziarie si stanno diffondendo sul territorio.
Vero, ma attenzione a chi drena risorse al territorio per poi scomparire, oppure per reinvestire altrove. Noi e il territorio siamo invece un’unica cosa. Più cresce l’uno, più cresciamo noi. C’è una dinamica di convergenza di interessi che garantisce una sanità economica e una solidità. Per Statuto e per legge, dobbiamo mantenere certi parametri.


Ma proviamo a dare qualche dato… Patrimonio? Volume d’affari?
Siamo una piccola banca, fino a un certo punto. Si parla di 105 milioni di patrimonio e di impieghi e raccolta per 750 milioni di euro. E va detto che per noi tutto ciò che è raccolto va in impieghi. Ovvero nessuna pratica speculativa ci è permessa per Statuto. Inoltre, sempre per Statuto non ci sono dividendi. Poi c’è il capitolo del bilancio sociale, che per noi è punto di verifica della bontà di un anno sociale tanto quanto il bilancio d’esercizio. Impossibile rendere l’idea della miriade di iniziative di associazioni, realtà no profit, scuole che beneficiano di queste risorse.


Rimane una domanda. Oggi, come lei diceva, le Bcc anche da organi finanziari che non le hanno mai amate troppo, sono indicate come un esempio di finanza virtuosa. Ma, come è stato possibile resistere in un momento di tale difficoltà? Cosa ha permesso di presentarsi addirittura come realtà solide?
Va detto che la crisi ha colpito tutti, ed anche le nostre realtà. Tuttavia credo che nel rispetto del mercato, nella conoscenza degli imprenditori locali, una conoscenza spesso non parametrabile in dati freddi, ma reale ed effettiva proprio perchè localizzata, e nella patrimonializzazione di cui dicevo prima, stiano gli elementi che ci hanno permesso di tenere duro. Con un nota bene.


Cioè?
Che seguendo la Dottrina sociale della Chiesa, abbiamo sempre creduto che fosse il lavoro, inteso come attività eminentemente umana, il valore che costruisce la ricchezza. E non invece le attività meramente speculative. E’ questa, una cosa di non poco conto. Ed oggi, in questi anni di crisi, alimentata da una finanza leggera e spregiudicata, ce ne rendiamo ben conto.


Ultima modifica il Venerdì, 23 Marzo 2012 15:15