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Bolkestein. I bagnini romagnoli ci sono ancora

Martedì, 05 Febbraio 2013

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Bolkestein. I bagnini romagnoli ci sono ancora


“Il nostro problema imminente è sanare”, lo ripete da settimane il presidente dei bagnini di Rimini sud, Mauro Vanni. Lo ha ridetto anche al sindaco che la scorsa settimana ha chiesto ai gestori degli stabilimenti progetti di riqualificazione per e in linea con il masterplan. Vanni non ha neanche timore di dire che, pur di fronte a una “situazione variegata, senza uniformità d’intenti, ci sono bagnini già pronti a rinnovare, e molti altri casi decisi a farlo non appena arriveranno buone novità rispetto alla proroga di 5 anni per il rinnovo delle concessioni (perché questi sono troppo pochi per rifarsi degli investimenti)”.
Sono almeno tre i punti del litorale sud a Rimini dove ci si sta organizzando per rinnovare. Tra i bagni 52 e 56, ai bagni 142 e 143, dal 26 al 28. Parola di Mauro Vanni che, non appena “si conoscerà con certezza il metodo per riassegnare le concessioni”, “almeno il 90 per cento dei balneari investirà e ristrutturerà le proprie spiagge”, se come sembra servirà per accumulare ‘punti’ di vantaggio per il rinnovo delle concessioni. “Quindi – dice - aspettiamo di capire quali saranno gli investimenti di cui nel rinnovo si terrà conto in favore dei concessionari già presenti”.


Insomma, pronti, partenza via. Anche perché gli stabilimenti così come sono comunque non vanno bene non rispettando, e non di poco, il piano spiaggia del Comune. Manca solo il ‘piccolo’ particolare della “legge quadro che garantisca investimenti con tempi congrui per rientrare dalle svariate decine di migliaia di euro (ciascuno) che bisognerà spendere”.
Secondo i bagnini, che pur prendono la cosa molto con le pinze, “ci vuole un’atmosfera positiva da cui ripartire”, come spiega Fabio Pezzei (bagno 55). Lui e i suoi vicini di stabilimento hanno preparato “una bozza da mostrare al comune per capire come coincida con il piano spiaggia e se può entrare nel masterplan, se ci sono correzioni da fare”. In concetto è che “noi vogliamo riqualificare le nostre aziende se si sblocca il discorso concessioni (se non si sblocca, allora niente perché è difficile se non sai dopo il 2020 cosa succede). Intanto, però, conoscendo i tempi della burocrazia, ci siamo portati avanti. Intanto che in Parlamento si lavora all’approvazione della legge, noi chiediamo le autorizzazioni al Comune per i progetti. Così al momento giusto abbiamo già le carte in regola”.


C’è anche un caso estremo. A Riccione, non a Rimini, c’è un “imprenditore balneare” che non aspetta la legge quadro in difesa dei suoi investimenti. Mario Zannoni, bagno 70, non è che abbia dubbi sul fatto che “la problematica Bolkestein sia la ghigliottina che abbiamo sulla testa, e ancora non sappiamo se ce la taglierà o se ce la lascerà”. Spiega anche che il problema “non è l’asta ma la modalità. Il problema non è la valenza pubblica, che c’era anche prima: la concessione veniva confermata se avevi lavorato bene. Il problema sta nel metodo: se mi dici azzeriamo tutto e andiamo all’asta, io ti rispondo che mi sembra un’incongruenza verso un’azienda che è stata creata sul posto, la nostra è qui dall’inizio degli anni Cinquanta”. E Zannoni non vuole credere che si arriverà al rinnovo in modo incongruente.


Ho aspettato – racconta  che fosse completa la seconda parte del lungomare. Ho aspettato i tempi della burocrazia. Poi ho preso i mutui, investendo quello che ho di personale. Io adesso i lavori li sto già facendo. Non aspetto di sapere cosa succederà. Per l’estate del 2013 avrò già lo stabilimento nuovo. Il turismo richiede innovazione. Il fatto che non ci sia una politica nazionale per il settore, soprattutto per il balenare, richiede agli operatori di metterci del loro per renderlo efficace e appetibile sul mercato (anche se poi mio padre mi dice che sono un po’ matto). Se si aspetta di sapere cosa dirà la legge, che comunque è necessaria, si rischia di rimanere fermi al palo e farsi sorpassare”.


E se le innovazioni apportate non fossero poi in linea con i criteri richiesti? Come andrà l’asta? “Innanzitutto – spiega – non sarà un’asta, perché un’asta è possibile se un terreno non è già stato concesso. Qui si tratta di riassegnazioni e io ritengo che un minimo di prelazione ci dovrà essere. Rispetto ai criteri che saranno adottati, io ho un impianto fotovoltaico dal 2000, riciclo l’acqua per innaffiare i giardini, sono all’avanguardia per il rispetto dell’ambiente e dei servizi che miglioro continuamente, anche quelli rivolti a persone disabili e per il risparmio energetico. I criteri sugli investimenti secondo me saranno questi”.
E se i criteri favorissero le multinazionali? Come ipotizza qualcuno? “Allora sarà una bella grana, ma non solo per i bagnini. Si creerà un problema di indotto, grosso. Dove è che le multinazionali comprano gli ombrelloni? Io compro tutto quello che mi serve per la mia attività sul territorio”.

Ultima modifica il Martedì, 05 Febbraio 2013 10:48

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