Scrivi qui la tua mail
e premi Invio per ricevere gratuitamente ogni mattina la nostra rassegna stampa

Bolkestein e spiaggia: miopi, ciechi e finti tali

Mercoledì, 05 Dicembre 2012

9b

Bolkestein e spiaggia: miopi, ciechi e finti tali


“Trent’anni ci sembrano giusti per far ripartire gli investimenti e soprattutto per dare un respiro più lungo a chi ha dovuto ipotecare. Per noi questa proroga non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per iniziare a ridiscutere con il governo tutte le problematiche inerenti alle concessioni demaniali”. Queste le parole di Vincenzi della Federazione Italiana Imprese Balneari, datate 3 dicembre. Fino a lunedì Vincenzi sperava nell’approvazione della proroga di trent’anni delle concessioni balneari, idea peraltro già bocciata dal comissario europeo di competenza. Ieri a Roma è andata a finire in maniera diversa, come abbiamo scritto qui.
Manca ancora molto alla fine, ma riguardando il film di tutta questa storia, viene un po’ da sorridere. Bagnini e affini, politici e governi vari, ognuno miope, ognuno abbracciato solo al proprio punto di vista; come se - con qualche magia o solo chiudendo gli occhi - si potesse rimuovere il problema, sia esso una legge o una categoria economica.


La Bolkestein, la direttiva europea che chiede che le concessioni vengano messe all’asta per salvaguardare la concorrenza, è in giro da tempo, essendo stata presentata nel 2004 e poi approvata in modo definitivo già nel 2006. Dal 2009 per l’Italia è pure aperta una procedura d’infrazione. E quindi tutti ne sono a conoscenza da anni.
A proposito della cara e vecchia Europa - che certo non ha tra le sue priorità quella di farsi volere bene - si può dire che sembra sempre più un mostro burocratico, il cui unico interesse non è rivolto alla realtà vissuta dell’Unione ma a come essa dovrebbe essere e a quali regole, leggi e regolamenti potranno finalmente farla diventare tale. Per carità, il suo mandato è chiaro, ma la differenza interna tra le diverse economie statali, le tantissime eccezioni che la storia ha costituito, richiedono vigilanza, sì, ma anche lo spirito del buon padre di famiglia.
A onor del vero gli anni che possono passare prima dell’applicazione di una legge, come i sei in questo caso, sembrano comunque un modo sensato - pur un po’ contorto - di facilitarne l'introduzione nei vari Stati membri. Se poi a questi sei anni aggiungiamo i cinque “approvati” ieri, vediamo che un punto grave della situazione è quello della competenza dei nostri politici, in primis quanti ci rappresentano in Europa. Come osserva Pizzolante, non ci si può far spaventare dal primo funzionario che commenta le leggi. E invece occorrerebbe usare del tempo concesso (contorto o meno) e dei rapporti che si sono costruiti per individuare subito le correzioni possibili e realistiche e lavorare tutti insieme per raggiungerle.
Nel “girone” subito dietro ad essi si collocano i politici attivi a Roma, tra i quali spicca la spacconeria maliziosa di alcuni che hanno addirittura provato a convincere le imprese del proprio territorio (è successo in Liguria) che la Bolkestein in fondo non rappresentava un problema e che loro avrebbero fatto in modo di neutralizzarla. Più sensato, pur dentro le regole retoriche della politica, è apparso fin dall’inizio il comportamento del gruppo bipartisan PD-PdL che ha individuato alcuni punti di trattativa con l’Europa (il diverso trattamento di Spagna e forse altri Stati europei) e probabilmente un risultato ragionevole per tutti (i cinque anni di ieri) cui mirare.
Sempre tra i politici, un altro esempio di miopia è quello del nostro sindaco. Infatti, se pur ha certamente ragione (e tutto il nostro appoggio) quando dice che questa è una partita nuova e ognuno se la deve giocare, che non ci sono trucchi e non la si può più rimandare, non si può comunque abbandonare un intero settore economico come se fosse la colpa originale di questa riviera, una intera classe sociale da cancellare in vista di una nuova generazione, meno trash o meno cheap di quella del "bagnino Augusto" e che la sostituirà garantendo la modernizzazione di Rimini. Anche perché il gioco dello schieramento contro gli antipatici (come Hera prima, così i bagnini oggi) mostra in modo evidente la sua natura di ricerca sistematica di consenso.

In questa sorta di parata di miopi, ciechi e finti tali, ci sono infine i nostri bagnini. Non ce l’abbiamo con loro anche se la realtà di ciò che è stato fino a ieri non si può negare (vedi qui un nostro vecchio articolo). Diciamo solo che trent’anni ci sembrano veramente troppi e per fortuna sembra si sia arrivati a una soluzione più ragionevole che dovrebbe tutelare chi ha fatto investimenti importanti da pochi anni e dare una possibilità nuova a chi vorrà operare sul demanio.


Ci sono aziende che in questo periodo rischiano di chiudere da un giorno all’altro, che nel giro di pochi mesi devono cercare nuovi mercati, decidere come riorganizzarsi o inventarsi nuovi prodotti. Ci dispiace dirlo, non è che in questi anni sulla spiaggia della Riviera si sia visto tutto questo movimento, tutto questo genio imprenditoriale, a parte qualche raro caso; anzi sicuramente il prodotto spiaggia è quello che avrebbe bisogno di un bel lifting per aiutare Rimini a sopravvivere alla crisi. Chiedere trent’anni ci sembra invece anche un modo per nascondersi di fronte a una responsabilità che è di tutti, quella di fare ripartire l’economia e il turismo di questa Riviera. Difficile rimandare ancora: la casa brucia.

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Dicembre 2012 13:31

Le vostre foto

Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

#bgRimini

Le nostre città con gli occhi di chi le vive. Voi scattate e taggate, noi pubblichiamo. Tutto alla maniera di Instagram