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Il monito di Draghi: privare un giovani del futuro è la peggiore diseguaglianza

Martedì, 18 Agosto 2020

Approva gli interventi che i governi, compreso quello italiano, hanno assunto di fronte all’emergenza: sussidi, sostegno alle famiglie e alle imprese. Ma avverte subito che la stagione dei sussidi presto finirà. Per una vera ripresa servono investimenti mirati, innanzitutto sul capitale umano e sui giovani. “Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

Ecco in succinta sintesi il messaggio etico, come lui lo ha definito, che l’ex presidente della Bce Mario Draghi ha lanciato dal palco del Meeting 2020. Prima di leggere il testo preparato ha voluto ringraziare gli organizzatori per averlo chiamato a condividere la testimonianza del Meeting che c’è qualcosa che non è paralizzato dall’incertezza dei tempi che viviamo, ed è appunto l’impegno etico. Del resto, il presidente del Meeting Bernard Scholz, al suo esordio nelle vesti di guida della manifestazione, nel saluto iniziale aveva sottolineato che la pandemia è stata l’occasione per “riscoprire se stessi in profondità, il significato delle nostre relazioni umane e sociali, ed anche nuove strade per l’economia, la politica, la vita sociale”. La Special Edition del Meeting, in parte in presenza, in parte online (130 piazze italiane collegate, 25 paesi nel mondo, nei cinque continenti) vuole essere un contributo alla ripartenza, “mettendoci alla ricerca di ciò che conta veramente nella vita, di ciò che ci permette di sperare, di creare, di intraprendere”.

È stata la seconda volta di Draghi al Meeting di Rimini. La prima volta è stata nel 2009, all’inizio della grave crisi, quando era governatore della Banca d’Italia. È tornato oggi, dopo l’esperienza alla Bce, nel bel pezzo di un’altra grave crisi, che ha provocato la necessità di profondi cambiamenti. E Draghi parte proprio dal tema del cambiamento, citando una preghiera di  Reinhold Niebuhr, teologo protestante americano caro al fondatore di Cl don Luigi Giussani: “Dammi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di capire la differenza”.

Riferendosi alla situazione creata dalla pandemia, Draghi osserva che “dobbiamo accettare l'inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche. Ma non dobbiamo rinnegare i nostri principii. Dalla politica economica ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. Altrimenti finiremo per essere controllati dall'incertezza invece di esser noi a controllarla. Perderemmo la strada”.

Il secondo passaggio è quello sul debito. Sicuramente avrà attirato l’attenzione dei commentatori politici ed economici. Per rispondere all’emergenza, in deroga alle regole europee sul patto di stabilità, si è creato un maggior debito. “Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. Se è cioè ‘debito buono’. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato ‘debito cattivo’. I bassi tassi di interesse non sono di per sé una garanzia di sostenibilità: la percezione della qualità del debito contratto è altrettanto importante”.

Terzo passaggio: crescita e investimenti, specialmente nei settori della sanità, dell’ambiente, della digitalizzazione. “Il ritorno alla crescita, una crescita che rispetti l’ambiente e che non umili la persona, è divenuto un imperativo assoluto: perché le politiche economiche oggi perseguite siano sostenibili, per dare sicurezza di reddito specialmente ai più poveri, per rafforzare una coesione sociale resa fragile dall'esperienza della pandemia e dalle difficoltà che l'uscita dalla recessione comporterà nei mesi a venire, per costruire un futuro di cui le nostre società oggi intravedono i contorni”.

Vi è però un settore, - avverte Draghi - essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l'azione immediata: l'istruzione e, più in generale, l'investimento nei giovani. Qui l’affondo è stato particolarmente efficace: “II debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

Draghi, che il gossip politico indica come possibile futuro capo del governo nel caso di una crisi dell’attuale maggioranza giallorossa, ha elencato anche i criteri che dovrebbe sostenere l’azione di chi governa: la conoscenza, per cui le decisioni sono basate sui fatti, non soltanto sulle convinzioni; il coraggio che richiedono le decisioni, specialmente quando non si conoscono con certezza tutte le loro conseguenze, poiché l’inazione ha essa stessa conseguenze e non esonera dalla responsabilità; l’umiltà di capire che il potere che hanno è stato affidato loro non per un uso arbitrario, ma per raggiungere gli obiettivi che il legislatore ha loro assegnato nell’ambito di un preciso mandato. Ed infine la trasparenza: “L’emergenza ha richiesto maggiore discrezionalità nella risposta dei governi, che non nei tempi ordinari: maggiore del solito dovrà allora essere la trasparenza delle loro azioni, la spiegazione della loro coerenza con il mandato che hanno ricevuto e con i principi che lo hanno ispirato”.

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