Coronavirus, Indino: discoteche chiuse, situazione non più sostenibile

Giovedì, 16 Aprile 2020

(Rimini) Le discoteche e i locali lanciano un grido di allarme, con di fronte un bivio: chiudere o trasformarsi in appartamenti. Il settore dell'intrattenimento e' "duramente provato e tra gli imprenditori serpeggia lo sconforto": insomma "la situazione non piu' sostenibile", taglia corto il presidente di Silb-Confcommercio dell'Emilia-Romagna, Gianni Indino. L'intero comparto e' chiuso per decreto da inizio marzo e "i presupposti sono quelli di essere gli ultimi a riaprire insieme al mondo dello spettacolo". Le Istituzioni, si rammarica Indino, "non stanno tenendo conto ne' del suo valore, ne' dei grandi investimenti" fatti. Dunque "l'unica alternativa che ci rimane e' chiudere per sempre e pensare a come riconvertire le strutture in appartamenti o in spazi commerciali". Di certo, prosegue, "sara' impossibile per le imprese riaprire a scarto ridotto. Troppo elevati i costi di gestione per pensare di lavorare al di sotto delle capienze stabilite", tuttavia "i costi di gestione esorbitanti viaggiano anche a discoteche chiuse". Da qui la richiesta, o allo Stato o alle Amministrazioni locali, di stralciare le imposte per questo periodo e di garantire "un sostegno a fondo perduto per il periodo di inattivita'". Perche' "senza un aiuto immediato e concreto, senza un sostegno a fondo perduto, senza un'attenta promozione, l'intero settore verra' spazzato via". Ma chi, si chiede, verrebbe in una "Riviera senza night life? Meditiamo prima di prendere decisioni da cui non si torna piu' indietro”.

In Spagna c'e' gia' una data indicativa di ripartenza per i locali da ballo, il 23 giugno, "un segnale di speranza sul quale il settore in Spagna fa leva per programmare la sua esistenza futura". In Italia invece "si brancola nel buio", mentre un'idea potrebbe essere quella di "puntare forte sul mercato turistico interno anche attraverso accordi del governo con le compagnie aeree per intensificare le tratte e limitare i costi dei voli". L'associazione si attende dunque "a brevissimo" che il settore dell'intrattenimento sia equiparato a cinema e teatri e venga coinvolto nella redistribuzione delle risorse stanziate per gli eventi cancellati. Insomma, conclude Indino, occorre riconoscere "una sorta di stato di calamita' naturale", altrimenti, avverte, "protesteremo platealmente. Se non seguiranno risposte concrete, l'unica alternativa per noi e' la chiusura definitiva” (Cristiano Somaschini, Agenzia Dire).