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2. Turismo: come un hotel si prepara a convivere con il Coronavirus

Venerdì, 03 Aprile 2020

Fra gli albergatori riminesi c’è chi ha cominciato a pensare a come riorganizzare l’hotel per il dopo Coronavirus, senza aspettare che arrivino le indicazioni ufficiali. Lui, Fabrizio Fabbri, titolare dell’Up Hotel, si schermisce: “Faccio questo mestiere solo da quattro anni, credo che ci siano altri più bravi ed esperti di me che possano parlare”. In realtà è probabilmente uno dei pochi ad aver preso il toro per le corna e ad aver immaginato un’estate di probabile convivenza con il Coronavirus. “Se poi le misure che abbiamo immaginato risulteranno comunque insufficienti per poter tenere aperto, ne prenderemo atto”, osserva Fabbri.

Il cambiamento dell’Hotel comincia dal ricevimento. Il cliente che arriva potrà eseguire il check in da solo tramite un dispositivo elettronico.

Per la pulizia delle camere l’albergo ha la prassi di coinvolgere il personale in periodici corsi di formazione per imparare le ultime tecniche. “Un corso l’abbiamo concluso prima che arrivasse questa emergenza. – spiega Fabbri – Abbiamo comunque deciso di introdurre una novità: la sanificazione con una macchina a vapore. Rispetto ad altri sistemi basati sull’azoto o sull’ozono, ha il vantaggio di essere più veloce e quindi economicamente anche più sostenibile. Quando gli addetti hanno terminato la consueta pulizia della camera, azionano la macchina che diffonde con il vapore un prodotto sanificatore che si possa su tutte le superfici”. Nella camera saranno eliminati tutti i bicchieri in vetro e sostituiti da bicchieri di carta monouso coperti dall’involucro. Anche i cartelli di carta con le indicazioni sono sostituiti con un QR code, leggibile dal telefonino, che porta ad una pagina di informazioni.

Capitolo altrettanto importante è quello delle colazioni. Le alzate, ovvero gli espositori con i vari prodotti, saranno coperti da boules che si aprono a metà. All’interno non vi saranno, per esempio, le varie torte da tagliare, ma fette già pronte ricoperte di carta. “L’obiettivo è consentire a ciascun cliente di venire a contatto esclusivamente con il cibo che lui stesso poi consuma”. Saranno introdotti per marmellate e altri prodotti simili i dispenser che con una semplice girata rilasciano la giusta quantità. Il pane non sarà più tagliabili ma solo in confezioni monouso. Bicchieri e tazzine del bar rigorosamente in carta usa e getta. All’entrata della sala saranno installati i dispenser per il gel di pulizia delle mani. L’Up Hotel offre esclusivamente pernottamento e prima colazione, e quindi non ha il problema dei pranzi e delle cene.

Ovviamente non esisteva un manuale da cui attingere tutti questi accorgimenti. “Ci siamo basati sul buon senso, abbiamo pensato a mediare tra la voglia di andare in vacanza e l’esigenza di sicurezza delle persone”.

L’attività di queste settimane non è stata rivolta unicamente a studiare l’hotel in formato post coronavirus. “Abbiamo curato la comunicazione con i nostri clienti. - racconta Fabbri – Li abbiamo contattati tutti personalmente o per telefono o per e-mail. Abbiamo chiesto loro come stavano vivendo questa emergenza e abbiamo assicurato quanti avevano già prenotato di sentirsi liberi di disdire perché non ci sarebbe stata alcuna penale. Tutti ci hanno detto di avere un gran desiderio di ritorno alla normalità. Per cui penso che se ci saranno le condizioni, i nostri clienti italiani torneranno sicuramente. In questi giorni ho inoltre inviato una newsletter alla nostra mailing list per informare tutti che stiamo lavorando per rendere possibile il loro soggiorno”.

Il titolare dell’Up Hotel è consapevole come la situazione si in continua evoluzione, e ciò che è vero oggi potrebbe non esserlo domani. “Al momento – dice – i costi di questi cambiamenti sono sostenibili, anche se vanno ad aggiungersi al grosso investimento che abbiamo compiuto quattro anni fa. Non sarà più sostenibile se ci obbligheranno a non fare più il buffet ma un menù a la carte per tutti gli ospiti, con la necessità quindi di una persona che porta ad ogni ospite la sua colazione. In quel caso avremmo problemi perché i nostri margini sono bassi e il maggior costo è dato dal personale. Dovessi aggiungere due dipendenti, mi converrebbe restare chiuso”.

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