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Il ministro Cancellieri a Rimini. Racconto della mattinata

Sabato, 17 Novembre 2012

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Il ministro Cancellieri a Rimini. Racconto della mattinata


Sarebbe dovuta essere una festa dedicata alla legalità e alla solidarietà. Un luogo in cui i ragazzi delle terze medie e delle superiori di Rimini, in 1.500 al palazzetto dello sport, potessero essere protagonisti, premiati, per alcuni lavori a tema nelle scorse settimane tra i banchi di scuola, addirittura dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, in città esclusivamente per questo. Non è stato così. A quelli di loro, che pure si erano preparati, alla fine non è stata concessa neanche la parola. Alla fine non c’è stato più tempo perché potessero davvero essere protagonisti.


Tutto è andato liscio. Fino a quando al palazzetto non è arrivato il ministro per partecipare al dibattito con il presidente della Commissione vigilanza Rai Sergio Zavoli, il sottosegretario all’istruzione Elena Ugolini, il governatore della Regione Emilia Romagna Vasco Errani. Nessuno fino a quel momento aveva sospettato che la festa potesse prendere un’altra piega. Né durante i convenevoli iniziali di Carmen Lasorella, presentatrice della giornata, né nel mentre dei saluti del prefetto Claudio Palomba, del vescovo Francesco Lambiasi, del sindaco Andrea Gnassi, del presidente della Provincia Stefano Vitali, del direttore dell’Ufficio scolastico Agostina Melucci. Qualcuno, forse, aveva già avuto modo di accorgersi che qualcosa gli era sfuggito di mano.


Dietro all’ultima fila di seggiole, un urlo, “Stop alla violenza della polizia”, richiama l’attenzione da un lato. Uno striscione si apre in cima al mezzo della gradinata. “Stop alla violenza della polizia. Identificativi sulle divise”. Sono gli attivisti del centro sociale Paz, una dozzina. Entrati in picoli gruppi o da soli e si sono sistemati in punti precisi. Sono riusciti a eclissarsi dalla vista degli agenti di sicurezza.


Arrivano subito gli agenti della Digos. Anche telecamere e flash. Strattoni, lo striscione si strappa un po’, i ragazzi trattenuti a forza che continuano a urlare, magari qualche ceffone è anche volato. Da sotto si vede poco, ancora meno dal salotto del dibattito che ospita l’oggetto della contestazione, il ministro. Non si capisce cosa stia succedendo. Lasorella prova far calmare gli attivisti permettendo, con il consenso del po’ po’ di autorità che ha attorno, di esporre lo striscione. Lo legge. Poi il dibattito come da programma va avanti, ma ancora per poco.


Gli attivisti riprendono a urlare fino a farsi chiamare sotto per leggere il loro volantino. A salire su per calmare le acque vanno il presidente della Provincia (“Ho provato a chiedere loro di lasciare spazio anche agli altri studenti che avrebbero dovuto anche parlare”, dice Vitali) e il direttore dell’ufficio scolastico. Ci prova anche il sindaco Gnassi, ma sembra cambiare idea. Poi Lasorella che tornado al salottino riporta con sé Federica. Le dà il microfono.


“Legalità non è appoggiare forme di violenza”, dice dapprima. “E’ inaccettabile che il ministro dell’Interno che ha incaricato i ‘plotoni’ di caricare nelle piazze gli studenti stia qui a parlare di legalità. Alle manifestazioni - ha proseguito ricevendo molti applausi e incitamenti dai giovani - c'è stata una reazione spropositata fatta di manganellate e gas Cf sparato ad altezza d'uomo: atti di una violenza inaudita. E' una vergogna che il ministro Cancellieri venga a Rimini a parlare di legalità”. Applausi mentre risale sugli spalti. Sulla repressione e le violenze delle manifestazioni del 14 novembre sono aperte delle inchieste.


Lì per lì ci vuole un po’ per riprendersi, non si capisce bene cosa fare. Poi ci pensa il presidente Errani a trovare un appiglio del parapiglia con la realtà di fronte ai ragazzi delle scuole, cita Pasolini. “Oggi abbiamo assistito a un esercizio di democrazia. Vedete, è giusto protestare e condannare atti di violenza che arrivano da una parte, ma avrei voluto la ragazza facesse presenti anche gli altri atti di violenza che ci sono nelle manifestazioni”.


Nel mentre di tutto ciò, la Cancellieri ha l’interruttore puntato sulla tacchetta dell’ascolto, né mosse scomposte, né espressioni particolari verso chi ottiene il microfono per arrivare a darle quasi dell’assassina. “Penso che la cosa più importante sia parlare e ascoltare”, dirà poi fuori. “Perché se si ascolta molto si può capire un po’ di più. Certo, sarebbe stato bello un dibattito. Sarebbe stato bello poter domandare e poter rispondere. Questo è mancato e secondo me non è stato molto democratico. E’ giusto da parte dei giovani richiedere pacatezza e confronto e noi siamo pronti a tutti i confronti purché avvengano in pacatezza e non in modo squadrista”.


E’ fondamentale parlare di legalità, secondo il ministro, e di libertà, “ma sempre in una cornice di legalità. I giovani siamo pronti ad ascoltarli nella cornice della legalità. I giovani hanno mille 10mila ragioni per parlare, facendolo in modo pacato”.
“Parliamo e ascoltiamo”, è infine l’appello del ministro. “Non facciamo manifestazioni che ci ricordano tempi non belli. Non è bello per i giovani perché viene a mancare un modello di democrazia”.


Sull’imprevisto anche Carmen Lasorella, soddisfatta della gestione di una protesta “facile da prevedere in una giornata sulla legalità, con la presenza del ministro e a così pochi giorni dalle contestazioni del 14 novembre. Secondo me l’errore è stato bloccare lo striscione. Da lì è partito tutto e la ragazza ha continuato a fare una parte che aveva già deciso di svolgere. Arrivati a quel punto lì, non si poteva far altro che farla parlare. Queste sono situazioni in cui non si può chiedere moderazione e buon senso. Fermo restando che il diritto di critica c’è e che bisogna metterlo in atto nel rispetto degli altri. Qui forse non è avvenuto. In definitiva, quello che è successo è che una comunicazione che fin lì si era svolta in modo pluralista e democratico ha avuto poi un momento di eccesso. Ho apprezzato la tranquillità del ministro. Mi dispiace per i ragazzi che non hanno potuto parlare”.


Alla fine i ragazzi i premi li hanno ricevuti lo stesso. Resta però un peccato che una mattinata importante per Rimini, iniziata presto in via IX febbraio ripulita a fondo da sporcizia e fogliame, con cassonetti tempestivamente svuotati, profumati (e fatti sparire per il tempo necessario affinché il ministro non li vedesse), sia andata a finire così.

Ultima modifica il Sabato, 17 Novembre 2012 19:00

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