Gnassi: basta luoghi affollati, chiuderemo quelli che non rispettano le regole

Lunedì, 09 Marzo 2020

(Rimini) E’ successo ieri che con la bella giornata di sole, moltissimi riminesi, famigliole con bimbi, nonni e nonne, gruppi di amici, hanno approfittato per la tradizionale passeggiata al porto, affollando a dismisura piazzale Boscovich. Sarebbe potuto essere tutto normale, se non fosse per il fatto che alle due della notte tra sabato e domenica, il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte aveva firmato il decreto che inserisce Rimini e provincia tra le zone “arancioni” ovvero quelle sottoposte a particolari restrizioni per contenere la diffusione del coronavirus. Tra le “regole” c’è anche quella di uscire solo per necessità e non affollare luoghi, che siano privati o pubblici, che siano al chiuso o all’aperto.
Ragione per cui in comune hanno deciso che da oggi in avanti si potrà ricorrere alla chiusura dei luoghi (bar, ristoranti, ecc.) che non garantiscono il rispetto della prescrizione. Lo ha ribadito il sindaco Andrea Gnassi in un video messaggio pubblicato questo pomeriggio sui canali social del Comune.

“Questo è un messaggio che un sindaco non ha piacere di dare, ma se non lo desse sarebbe colpevole irresponsabilmente”, ha attaccato il sindaco. “Non vi faccio né prediche né retorica: la battaglia all’espandersi dell’epidemia e del coronavirus la si fa a partire dai comportamenti individuali. Dobbiamo cambiare il nostro stile di vita: non possiamo far finta che le cose non ci riguadino. Il virus si diffonde e colpisce le persone più fragili”.
Da ieri c’è un decreto. “Non è il tempo delle polemiche. Lo dico ai cittadini, lo dico anche ai miei parenti che mi guardano: anch’io vorrei avere le risposte a tutte le domande che il decreto pone. Ma prima di tutto oggi pensiamo alla vita, pensiamo alla salute. Siamo stati in videoconferenza tutta la notte, questa mattina e lo saremo oggi pomeriggio. Chiederemo al governo anche i dettagli”.

Il decreto dice che “ci si può spostare all’interno del territorio provinciale per lavorare, i negozi possono stare aperti, bar e ristoranti chiudono alle 18 e aprono alle sei della mattina. Ci si può muovere per esigenze di necessità. Ma non ci si può muovere e non ci si può comportare come ieri”, dice Gnassi mostrando la prima pagina di un quotidiano locale. Questa non è una necessità, è una voglia: prima giornata di sole dopo l’inverno, i riminesi al mare. Ma oggi con l’epidemia non possiamo più farlo. Perché guardate, la vera emergenza è questa qui, la vera emergenza sono i pochi posti letto”, dice poi mostrando la prima pagina di un quotidiano nazionale.
“Questo virus è infame e anche cordardo, è sconosciuto. Magari uno è asintomatico ma può contagiare gli altri. E allora dobbiamo quindici giorni, un mese, tenere duro per ripartire”, riprende Gnassi.

Poi un esempio, che lo stesso sindaco dice “estremo”. “Abbiamo visto la nostra città nella sua storia millenaria vivere momenti di splendore e di tragedia. Mi vengono in mente le immagini di una guerra. Non siamo in guerra, nel senso che non cadono le bombe, ma dobbiamo essere in guerra contro l’epidemia. Quando cadono le bombe, cioè quando si è in guerra, la prima cosa da fare e provare a proteggersi, si va in un rifugio. Di fronte al coronavirus la prima cosa per difendere la propria salute è stare in casa. E’ non frequentarci. E’ limitare le relazioni sociali”.
Il sindaco mostra una foto d’epoca, in bianco e nero. Si vede una persona adulta con un bambino. “Qui una mamma, una nonna, un adulto, proteggeva le persone più fragili, il bambino, in tempi di guerra e di bombe. In tempi di virus, dove le bombe non si vedono, ma ci si contagia magari anche solo stando vicini, i più fragili sono gli anziani. Per questo rivolgo un appello a tutti noi. Facciamo un patto generazionale: come gli adulti allora, in guerra, proteggevano i bambini, oggi le persone più sane non frequentino i posti come una volta per proteggere gli anziani. Proteggiamo i nostri genitori, le persone che magari hanno una patologia. Questo è un patto che Rimini si può permettere”.

Chi non rispetta le regole, potrà essere costretto a farlo. “Le regole oggi sono chiare e vanno rispettate. Noi non potremo tollerare, perché io avrei una responsabilità come il prefetto e le forze dell’ordine, comportamenti irresponsabili. Oggi il decreto ci dice anche che locali, luoghi, situazioni che creano affollamento possono essere chiusi e chiuderemo anche bar, ristoranti e locali che non fanno rispettare queste regole. E’ una mossa che non avremmo voluto né annunciare né fare, ma è doveroso farla. Dobbiamo rispettare le regole”.

Turismo. “Per la nostra economia, il governo sta prendendo dei provvedimenti: pagamenti dilazionati, sospensione dei pagamenti, cassa integrazione, sospensione dei mutui. Io sarò inflessibile, tanto mi conoscete, nel difendere, ad esempio il turismo. E’ il settore più esposto perché non esporta meci, ma importa persone, costruisce relazioni. E allora chiederemo provvedimenti speciali, per Firenze, per Venezia, ma anche per la nostra città”.

L’affondo finale. “Siamo la società dei diritti, delle libertà individuali, oggi abbiamo dei doveri: proteggere i più fragili, gli anziani. Abbiamo il dovere di non comportarci senza responsabilità. Io non do colpa a nessuno, anche io sarei voluto andare in un bel luogo affollato e prendere un bel caffè in un giorno di sole. Oggi per quindici giorni, un mese, non si può fare e non permetteremo che qualcuno possa continuare a farlo. So che Rimini è forte, so che Rimini è responsabile. Se facciamo questo, non intasiamo gli ospedali. Non occupiamo i posti letto, che non sono infiniti. Non occupiamo le terapie intensive. Si può uscire da questa storia e ne usciremo.Ci si può ammalare e stare a casa e stare bene, ma qualcuno può finire intubato. Quanti più sono i contagi, tanti più saranno i posti letto occupati, che non sono infiniti. Quindi è il momento della responsabilità dei nostri comportamenti per la nostra famiglia, per la nostra comunità, per ripartire sicuramente dopo più forti di prima”.

Video