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Insieme per il bene comune. Il confronto con Stefano Bonaccini

Sabato, 18 Gennaio 2020

C’è chi ancora vuole costruire, chi scommette sul bene comune. Chi sa e sperimenta che per avviare un reale cambiamento, positivo, non si può partire dalla paura. Si parte, invece, dalla responsabilità verso se stessi, gli altri e i bisogni che si incontrano. Ed è un lavoro da fare insieme, persone, opere sociali, ed anche istituzioni. Così si vince la preoccupante distanza dei cittadini dalla politica. È il metodo che Compagnia delle Opere e centro culturale Il Portico del Vasaio hanno deciso di proporre a chi ha deciso di candidarsi alla guida dell’Emilia Romagna nelle ormai imminenti elezioni del 26 gennaio. “Occorre accettare il rischio di scommettere sulla libertà delle persone e della società civile quando dimostra di essere capace di collaborare alla costruzione del bene comune con iniziative, opere, proposte educative e di solidarietà”, si legge in un volantino diffuso da Comunione e Liberazione (il testp integrale in fondo all'articolo) che è una sorta di “manifesto” culturale dell’iniziativa.

È al presidente uscente (e candidato del centrosinistra) Stefano Bonaccini che ieri sera al Centro Tarkovskij è stata lanciata la provocazione. Lunedì sera toccherà a Lucia Borgonzoni (se accetterà) o comunque ad alcuni candidati della coalizione di centrodestra.

Bonaccini è stato invitato a reagire di fronte al racconto di tre esperienze significative sorte nella nostra Regione. A Carpi la cooperativa sociale Nazareno, gestisce, fra le altre iniziative, un centro di formazione professionale per il settore della ristorazione. Il responsabile, Sergio Zini, documenta il suo impegno per ragazzi che, nello smarrimento dominante, chiedono una prospettiva di speranza. “La politica – osserva – non è più la fonte della speranza, ma può aiutare a sostenere i luoghi dove una speranza la si può incontrare”. Al presidente Bonaccini sottolinea alcune criticità emerse dalla sua esperienza: l’’inutile’ l’anno che gli studenti devono obbligatoriamente trascorrere nelle scuole medie superiori prima di approdare alla formazione professionale; i finanziamenti che non tengono conto della complessità e dei costi delle attrezzature; la mancanza di strumenti come la dote, o il buono scuola, o il voucher, per sostenere le spese delle famiglie.

Davide De Santis di Imola è un padre che ha dovuto fare i conti (letteralmente) con l’esigenza di garantire un insegnante di sostegno alla figlia disabile per la quale aveva scelto una scuola paritaria. Si è accorto che molte famiglie con figli disabili erano nelle stesse condizioni e spesso dovevano rinunciare alla libertà di scelta educativa. È nata così l’associazione La Mongolfiera che raccoglie fondi che poi vengono messi a bando per le famiglie che ne hanno bisogno per mandare i figli nelle scuole paritarie. Da quando esiste ha raccolto e distribuito oltre 450 mila euro.

Ed il tema delle scuole paritarie e della libertà di scelta delle famiglie torna con Marco Masi, responsabile della Cdo Opere educative, che ricorda come queste scuole siano frequentate dal 12 per cento della popolazione scolastica regionale e costituiscano un’esperienza di qualità ed un esempio di comunità nel tessuto sociale regionale. Sottolinea il positivo rapporto con la Regione (le convenzioni per le scuole dell’infanzia) e chiede un passo in avanti, l’estensione anche alle scuole paritarie degli altri ordini e gradi. Altre regioni lo hanno fatto, ma Masi non la butta sulla contrapposizione o competizione fra modelli, invita a trovare una soluzione emiliano romagnola, magari con qualche sperimentazione.

Per rispondere Bonaccini la prende alla larga, partendo dalla collaborazione fra la Regione e il Meeting e scivolando ben presto nella narrazione che gli è più congeniale. Passa in rassegna, come è abituato in questo periodo, i successi dell’Emilia Romagna nel turismo, nelle esportazioni, nell’occupazione; lancia qualche frecciatina all’avversaria; oppure evoca grandi questioni come la natalità, riconoscendo che la sua parte politica poco ha fatto in questi anni per sostenere la genitorialità. Sembra che la serata debba concludersi senza che Bonaccini si esprima sulle questioni che gli sono state poste. Non è così, infine ci arriva. Sulle scuole per l’infanzia, afferma che in bilancio c’è dal 2020 un milione di euro in più per la convenzione e lo ribadisce anche quando Masi manifesta qualche dubbio. Spiega che anche i 18,2 milioni stanziati per abbattere il costo dell’asilo nido per le famiglie sono stati erogati anche per le strutture private convenzionate. Esprime anche un’apertura all’intervento per le scuole paritarie successive all’infanzia. “Vediamoci, possiamo ragionarci”. Sulla questione degli insegnanti di sostegno prima lamenta le difficoltà dei Comuni a garantire il servizio ma anche qui fa un’apertura per le scuole convenzionate. Accenna all’esigenza di un patto complessivo con il privato sociale in modo che gli enti pubblici controllino di più e gestiscano di meno. Sulla formazione professionale e sulle criticità evidenziate da Zini, promette che, una volta concessa l’autonomia differenziata chiesta dalla Regione, si farà un grande intervento anche in questo settore, finalizzato a creare posti di lavoro.

Conclude ricordando che la Regione ha pensato al futuro compiendo un grosso investimento sulle tecnologie per i Big Data. “Ma è altrettanto importante che accanto a questo ci siano esperienze di comunità che accompagnano le persone e che creano opportunità per tutti”.

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