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Libera: mafia radicata in riviera, sbagliato minimizzare classifica Sole24ore

Venerdì, 18 Ottobre 2019

(Rimini) “A Rimini non ci sono bastati l’indagine Titano, l’operazione Mirror, il processo Black Monkey”. gli attivitisti locali dell’associazione Libera intervengono su classifiche e ultimi fatti di cronaca. “Forse non è stato sufficiente neanche il Processo Aemilia, il più grande processo di mafia degli ultimi anni che ha tolto il velo sulla presenza della ‘ndrangheta nella nostra regione che si è concluso con 125 condanne, 1200 anni di carcere inflitti in totale. Ancora qualcuno cerca di minimizzare la presenza e l’azione della criminalità organizzata in Emilia Romagna e nella nostra provincia. Speriamo che oggi sia l’operazione Hammer, conclusasi in questi giorni con l'esecuzione di dieci misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso a ricordarci che si, a Rimini c’è la mafia. Le associazioni antimafia e gli studiosi lo ripetono da un decennio: le mafie in riviera non sono “solo” infiltrate. Sono radicate”.

Con questa coscienzaLibera Contro le Mafie, rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, è da 25 anni coinvolta “in un impegno non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica. Per questo anche qui in Riviera non ci perdiamo d’animo e continuiamo a ribadire che la mafia c’è e dobbiamo affrontarla. Con un lavoro continuo, coerente, costante negli anni che fa cronaca ma non fa notizia. Incontriamo migliaia di studenti ogni anno, teniamo laboratori in parrocchie, università, carceri. Organizziamo campi antimafia, eventi, corsi di formazione per docenti e cittadini. Abbiamo portato in piazza Cavour oltre 7 mila persone per la giornata nazionale della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie, con un lavoro che ha coinvolto tutte le componenti della società civile. Proviamo ad esserci e a fare. Dalla Valconca alla Valmarecchia. Perché siamo volontari, ma siamo, prima di tutto cittadini. Perché siamo lo Stato. Teniamo periodicamente anche piccoli banchetti in cui vendiamo prodotti provenienti dai beni confiscati alle mafie. Beni che esisto anche sul nostro territorio- sono più di 20, ma che in pochi conoscono”.

In questi giorni l’indagine del Sole24ore sull’indice della criminalità vede Rimini al secondo posto per numero di reati. “Se questo può essere considerato da molti come una propensione alla denuncia da parte dei cittadini di eventi criminosi, è anche indice che la criminalità è attratta dall’economia riminese e dalla possibilità di reinvestire, nel traffico di droga e  nel gioco d’azzardo ,ma anche in attività commerciali turistiche e imprenditoriali, riuscendo così a ripulire capitali illeciti. Certo, i recenti successi nello sgominare alcuni clan camorristici ci rassicurano sull’efficacia delle forze dell’ordine e sull’ efficienza delle indagini ma dall’altro ci spingono ad una necessaria riflessione che vogliamo e dobbiamo tramutare in azione. Non resteremo fermi neanche ora, e vogliamo continuare a costruire “il Noi che vince”. Per questo abbiamo indetto un’assemblea pubblica lunedì 28 ottobre alle ore 18.00 presso la sala del Buonarrivo in Corso D’Augusto 231 a Rimini, alla quale inviamo tutte le associazioni che si occupano di mafie, le associazioni di impresa ed i sindacati, i cittadini, per trovare insieme, ognuno per la sua parte sinergie di contrasto alla criminalità organizzata e di diffusione della cultura della legalità. Abbiamo inviato contemporaneamente una lettera di richiesta di incontro al Prefetto di Rimini ed alle altre Istituzioni per confermare il nostro impegno proprio nei confronti di tutti coloro che abitano ed agiscono nel territorio riminese. Ci auguriamo di trovarci tutti dalla stessa parte, a ribadire, come diceva Peppino Impastato, che la mafia e un montagna di merda, ma soprattutto che anche se non abbiamo mai avuto anticorpi, ci possiamo ancora curare”.