Economia, Zambianchi: cultura e creatività asset strategici di sviluppo

Giovedì, 03 Ottobre 2019

(Rimini) Nell'Unione Europea la cultura, in questi anni, sta finalmente affermando il ruolo "centrale" che le spetta; si collocano in tal senso, nel 2018, la diffusione della Nuova Agenda europea per la cultura e la designazione dell'anno europeo del patrimonio culturale, e, nel 2019, l'approvazione del Programma Europa Creativa 2021-2027 e della nuova direttiva sul diritto (digitale) d'autore. In Italia, la cultura è uno dei motori trainanti dell'economia, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy; cultura e creatività, infatti, rappresentano un volano per l'economia, alimentando il soft power dei Paesi e dei territori.
"Cultura e creatività sono asset dello sviluppo quanto mai attuali e in grado di produrre importanti ricadute, ricadute sia di tipo sociale, in termini di identità e di crescita culturale, sia di tipo economico, in termini di ricchezza prodotta e di lavoro qualificato. Possono, inoltre, innescare collaborazioni preziose tra soggetti pubblici, che tutelano i beni collettivi, e i privati desiderosi e capaci di rendere quei beni fruibili per tutti - dichiara Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di commercio della Romagna -. Desidero poi sottolineare come i nostri Territori siano stati capaci di identificare "la cultura"come un vero e proprio motore di sviluppo e abbiano avviato progetti di riqualificazione e valorizzazione dei beni del propro patrimonio. Lo dimostrano, per esempio, a Forlì il complesso ristrutturato dei Musei San Domenico che ospita grandi mostre temporanee con un forte richiamo di pubblico. A Cesena la Rocca e la Biblioteca Malatestiana, quest'ultima inserita dall'Unesco nel Registro della Memoire du Monde, con migliaia di visitatori all'anno e a Rimini i rinnovati Teatro Galli e Cinema Fulgor e il progetto museale dedicato al genio di Federico Fellini. Non si può poi dimenticare il lavoro di valorizzazione del nostro entroterra, con borghi e vallate che fanno del nostro Appenino un vero e proprio "palinsesto di cultura" nel quale arte, tradizione e gastronomia compongono un mix armonico e vincente. Proprio per tutti questi motivi la Camera di commercio della Romagna ha inserito tra le linee strategiche per lo sviluppo della competitività del territorio, la crescita dell'attrattività turistica e culturale, oltre al sostegno di tutte le tipologie di imprese".

Nel 2018 nel sistema aggregato Romagna – Forlì-Cesena e Rimini le imprese culturali e creative, denominate anche imprese del "core cultura" (attività produttive che generano ricchezza e occupazione e che sono direttamente riconducibili ai settori culturali e creativi), risultano essere 3.806, così suddivise: 1.818 industrie creative (47,7% del totale), vale a dire attività afferenti al mondo dei servizi (architettura, comunicazione e branding, design), 1.746 industrie culturali (45,9%), in pratica attività di produzione di beni e servizi culturali replicabili (cinema, radio e tv, videogiochi e software, musica, editoria e stampa), 236 attività di performing arts e arti visive (6,2%), in sostanza quelle legate a beni e servizi culturali non riproducibili (spettacoli dal vivo), e 6 attività connesse alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico (0,2%). Nel dettaglio, le imprese del "core cultura" hanno un'incidenza, sul totale delle imprese attive, del 4,6%, in linea con il dato dell'Emilia-Romagna (4,7%) e dell'Italia (4,7%).
Rispetto al 2017, nell'area Romagna si rileva un lieve aumento delle imprese del "core cultura" pari a +0,4%, a differenza della diminuzione regionale (-0,6%) e della sostanziale stabilità nazionale (+0,2%); in crescita sia le industrie culturali sia le industrie creative (rispettivamente, dello 0,7% e 0,3%), stabili le attività di performing arts e arti visive e quelle che si prendono cura e valorizzano il patrimonio storico e artistico.
Per quanto riguarda il lavoro, si riscontrano 12,3 mila occupati nelle imprese culturali e creative, con un'incidenza, sul totale degli occupati in Romagna, del 3,6%. Per quel che concerne invece la ricchezza prodotta, il valore aggiunto generato dalle imprese del "core cultura" ammonta a 597,5 milioni di euro, pari al 2,9% della ricchezza prodotta da tutti i settori economici; se ad esse poi si aggiungono le imprese del "creative driven", vale a dire quelle che, pur non facendo parte della filiera, impiegano contenuti e competenze culturali per accrescere il valore dei propri prodotti, si raggiunge un valore aggiunto di 979,3 milioni di euro, pari al 4,7% della ricchezza complessiva.

Nel 2018 in provincia di Rimini le imprese culturali e creative, denominate anche imprese del "core cultura" (attività produttive che generano ricchezza e occupazione e che sono direttamente riconducibili ai settori culturali e creativi), risultano essere 1.839, così suddivise: 891 industrie creative (48,5% del totale), vale a dire attività afferenti al mondo dei servizi (architettura, comunicazione e branding, design), 837 industrie culturali (45,5%), in pratica attività di produzione di beni e servizi culturali replicabili (cinema, radio e tv, videogiochi e software, musica, editoria e stampa), 107 attività di performing arts e arti visive (5,8%), in sostanza quelle legate a beni e servizi culturali non riproducibili (spettacoli dal vivo), e 4 attività connesse alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico (0,2%). Tra le industrie creative si evidenzia l'"architettura", con 382 unità su 891 (42,9%) mentre all'interno delle industrie culturali emerge "editoria e stampa", con 544 unità su 837 (65,0%).
Le imprese del "core cultura" hanno un'incidenza, sul totale delle imprese attive provinciali, del 4,6%, in linea col peso che assumono le stesse in Emilia-Romagna (4,7%) e Italia (4,7%); confrontando le incidenze delle province regionali, Rimini raggiunge un buon risultato, posizionandosi al terzo posto (al pari di Forlì-Cesena), dietro solo a Bologna (5,9%) e Parma (4,8%).
Rispetto al 2017, in provincia di Rimini si rileva un aumento delle imprese del "core cultura" pari a +0,6%, a differenza della diminuzione regionale (-0,6%) e superiore alla sostanziale stabilità nazionale (+0,2%); in crescita le industrie culturali (+0,8%), le industrie creative (+0,3%) e le attività di performing arts e arti visive (+0,9%), stabili quelle che si prendono cura e valorizzano il patrimonio storico e artistico.
Per quanto concerne il lavoro, si riscontrano 6,2 mila occupati nelle imprese culturali e creative, con un'incidenza, sul totale degli occupati provinciali, del 4,0%. Con riferimento, invece, alla ricchezza prodotta, il valore aggiunto generato dalle imprese del "core cultura" ammonta a 314,2 milioni di euro, pari al 3,4% della ricchezza prodotta da tutti i settori economici; se ad esse si aggiungono, poi, le imprese del "creative driven", vale a dire quelle che, pur non facendo parte della filiera, impiegano contenuti e competenze culturali per accrescere il valore dei propri prodotti, si raggiunge un valore aggiunto di 505,6 milioni di euro, pari al 5,5% della ricchezza complessiva.