Petroltecnica: contro noi propaganda e accanimento

Giovedì, 01 Agosto 2019

(Rimini) “Sapevamo già che il Tar non sarebbe entrato nel merito e sapevamo anche che quasi mai il Tar concede le sospensive”, così da Petroltecnica all’indomani della notizia del rigetto del ricorso contro l’ordinanza del comune di Coriano che ha chiuso lo stabilimento Rovereta. “Stiamo già preparando il ricorso al Consiglio di Stato avverso alla decisione del Tar che discuteremo a Roma nella prima udienza utile, speriamo il 29 agosto, ove siamo confidenti che verranno ascoltate le nostre ragioni”.
Da Petroltecnica con credono “che ci sia nulla di cui rallegrarsi o complimentarsi in una situazione così grave e, in merito alle dichiarazioni sul presunto interesse del sindaco nei confronti dei lavoratori e della loro tutela, il sindaco stesso dovrebbe spiegare come può tutelare i posti di lavoro quando con i provvedimenti adottati ha escluso che l’azienda possa continuare le attività che vengono legittimamente esercitata da un quarto di secolo. A questo proposito, va detto che il tavolo prefettizio, dopo quattro incontri, alla presenza di diversi attori istituzionali, si è chiuso perché la proposta del Comune consisteva nella concessione di lavorare solo negli uffici e non da subito”.

Petroltecnica è, dice, “in possesso di tutte le certificazioni ISO 18000, OHSAS, HSEQ (Salute, Sicurezza, Qualità, Ambiente), per le strutture e per i processi degli impianti, attivi dal 1993, abbiamo una Aia regionale in essere fino al 2021. In quale altra parte d’Italia, se non nel Comune di Coriano, potrebbe succedere che una azienda con tutte queste certificazioni, rischia di dover chiudere per degli abusi edilizi di piccola entità e per motivazioni pseudo urbanistiche facilmente confutabili sotto la scorza della propaganda e dell’accanimento?”.
Si parla, “in un capannone, di garage utilizzati come magazzino, laboratorio e uffici, al fine di un maggior efficientamento aziendale. Per quanto riguarda l’altro capannone, non abbiamo apportato modifiche ad uno stabile in cui per 34 anni hanno lavorato oltre 100 dipendenti della ditta Celli”.
Una azienda “che andrebbe tutelata e non affossata invece in tutti i modi perché ha 300 dipendenti, perché è una eccellenza nel campo ambientale, perché gli impianti di trattamento dal 1993 hanno RECUPERATO oltre 600.000.000 chilogrammi di terreni, acque e olii ed attualmente sono in grado di RECUPERARE (vera economia circolare) 80.000.000 chilogrammi di terreni, acqua e olii evitando il conferimento in discarica (triste eredità che lasceremo ai nostri nipoti) o lo smaltimento illecito”.