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L'ex sindaco Imola replica a Leardini: senza la notte Riccione muore

Mercoledì, 10 Luglio 2019

“Leardini vuole abolire la Notte Rosa? Beh, ricordo che nei primi anni uno dei migliori addobbi era proprio quello del suo albergo. Quindi ci credeva anche lui...”. Daniele Imola, ex sindaco di Riccione, esponente di primo piano del Pd della Perla Verde, parte da qui per contestare i contenuti dell'intervista di Vincenzo Leardini con buongiornoRimini.

Vorrà dire che poi è rimasto deluso....

“Certamente. D'altra parte se gli eventi non li gestisci bene e non li valorizzi... Però l'idea originale ancora sta producendo molto, ci siamo inventati un secondo Ferragosto. Il pubblico viene per quello che offri. Se offri solo musica per quindicenni, quelli vengono. Se fai i concerti di Carmen Consoli, di Fiorella Mannoia e di tanti altri, forse arriverà anche altra gente”

Converrà che rispetto alla novità dei primi anni, adesso si scivola sullo scontato, si ripete una formula.

“Questo è vero, anche se pure quest'anno cose belle sono state organizzate, come il concerto di De Gregori. Sicuramente c'è meno fantasia, meno inventiva, meno partecipazione degli operatori. I primi anni non c'era un albergo, un ristorante, una attività, che non si inventasse qualcosa per quella sera. Bisogna lavorare sulla qualità dell'evento, piuttosto che buttare a mare anni di lavoro”.

Cos'altro non condivide dell'intervista di Leardini?

“Mi sembra esprima una visione ristretta della politica turistica. Non bisogna dimenticare che a Riccione ci sono 450 alberghi, 150 bagnini, centinaia di negozi, bar e ristoranti. Quindi bisogna creare una prospettiva per tutti, non solo per qualcuno. La sua è una visione molto elitaria”.

Beh, l'idea di poli del benessere sull'arenile assomiglia molto all'idea di Parco del Mare che propugna Gnassi per Rimini.

“A Riccione gli interventi sulla spiaggia sono già stati fatti dieci anni fa. Molte hanno le piscine, gli idromassaggi, servizi innovativi. Ma non si può pensare che questa offerta accontenti tutti. L'idea che Riccione possa vivere senza la musica, che la musica possa essere fatta solo per i clienti di qualche albergo, non va bene, non basta”.

Però se la spiaggia lavora più di quattro mesi all'anno, anche gli alberghi ne traggono beneficio. O no?

“La spiaggia non può contenere tutto, balneazione e divertimento, giorno e notte continuamente, su tutti 150 bagni. Qualcosa si può fare, tenendo presente che deve poter lavorare tutta la città”.

Quando dice che Riccione non può vivere senza musica intende dire mondo della notte, ballo, divertimento?

“Togliere la musica e il divertimento a Riccione è come togliere la spiaggia: cosa rimane? Tutta la storia di Riccione è così, non solo gli anni '90. Il Savioli, ai suoi tempi, mentre faceva cantare Mina, Celentano e Morandi, era trasgressivo, perché a quell'epoca cantavano Luciano Tajoli e Nilla Pizzi”.

Imola, cosa dice? Un conto è lo sballo, un conto è trasgredire perché cambiano i gusti musicali.

“Anche allora succedeva che le serate finissero a botte. Basta ascoltare i racconti di chi ha lavorato al Savioli. Ogni epoca ha le sue trasgressioni e le sue degenerazioni, ma le abbiamo sempre governate. Riccione non può vivere senza giovani”.

Leardini sostiene che è folle trasformare la spiaggia in una discoteca.

“Condivido solo in parte. Non c'era alcuna idea di fare discoteche sulla spiaggia. I locali sull'arenile non sono nati come alternativa alle discoteche, che erano in calo già da prima. Sulla spiaggia in molte parti del mondo si fa musica, si vive la notte. E infatti la gente va da altre parti. Si lavori per qualcosa di alternativo, si ragioni, ma non si dica chiudiamo la notte, perché è una scelta che porta solo alla decadenza”.

Cosa vuol dire che il mondo della notte può essere governato?

“Secondo me possono avere ancora un ruolo le discoteche della collina, anche se con numeri diversi rispetto al passato. La gente si vuole divertire, ed è sbagliata l'idea che si divertano solo i giovani, basta guardare a quante auto di lusso si vedevano al Marano. Quello costruito nella zona del marano è che un fenomeno che non è morto come esigenza da parte del pubblico, tanto che lo stanno riproponendo in Croazia, in Grecia, in Spagna. Invece che governare i fenomeni, noi sono alcuni anni che mandiamo solo messaggi negativi: la musica si spegne a mezzanotte, non si può girare con le bottigliette in mano.

Erano un messaggio negativo anche i giovani sbandati ubriachi...

“Certamente, ma su cinquemila che c'erano al Marano saranno stati 500 gli sbandati, gli altri si divertivano. Con le generalizzazione si fanno solo disastri, non si risolve. Anche perché poi gli sbandati tornano lo stesso, lo si è visto anche quest'anno. Si sono divertiti poco e si sono accoltellati ugualmente. Non va bene. Bisogna invece lanciare messaggi positivi e governare le situazioni. Anche a me il Marano ha fatto paura qualche sera, la mia reazione è che la sera dopo ci andavo con il doppio degli uomini”.

I critici del Marano sostengono che quello era un tempio del mordi e fuggi, nessuna ricaduta positiva sulla città.

“Anche questa è una verità parziale. Arrivavano persone di tutte le estrazioni e di tutti i portafogli. Ce n'era una parte, anche consistente, che fruiva solo della notte, però qualcosa lasciava comunque. Consumava e pagava”.

Che immagine di sé sta proponendo oggi Riccione?

“Non quella di una città vivace, allegra e divertente. Passa invece un'immagine spenta, un po' elitaria che non assomiglia per niente all'identità vera di Riccione: far divertire insieme generazioni e classi sociali diverse”.

Valerio Lessi

 

 

 

 

 

 

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