Addizionale Irpef, ecco tutti i particolari della stangata di Rimini

Sabato, 09 Marzo 2019

Altro che raddoppio dell’addizionale Irpef! La stangata del Comune di Rimini va ben oltre un raddoppio, che pure sarebbe un bel aggravio per le tasche dei cittadini. Facciamo l’esempio di un contribuente con il reddito lordo annuo di 30 mila euro: se fino all’anno scorso pagava 90 euro di addizionale, dal 2019 ne pagherà 234.

Martedì arriva in commissione la manovra tributaria 2019 del Comune di Rimini, con modifiche non solo all’addizionale Irpef, ma anche ai regolamenti Tari e occupazione suolo pubblico. Saranno inoltre introdotti incentivi ai dipendenti comunali che contribuiscono ad aumentare il gettito dei tributi.

Andiamo con ordine e cominciamo con l’addizionale Irpef. Non ci sarà più un’aliquota secca (fino ad oggi era lo 0,3) ma un’aliquota progressiva in base agi scaglioni di reddito. La soglia di esenzione, che nel 2014 era stata portata a 17 mila euro, è abbassata a 10 mila euro.

Ecco la relativa tabella

 scaglioni di reddito aliquota
 da 0 a 15.000 €  0,49
 da 15.001 a 28.000 €  0,51
 da 28.001 a 55.000 €  0,78
 da 55.001 a 75.000 €  0,79
 oltre 75.000 €  0,80

Ad essere maggiormente colpita è quindi la fascia media, che è anche la più numerosa di contribuenti. Per costoro, come si è visto nell’esempio prima indicato, la tassa viene quasi triplicata.

Nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento sono indicate alcune motivazioni. Si osserva che fra i Comuni capoluoghi Rimini è finora quello con il prelievo più basso (sempre relativo all’irpef). Secondo il Sole 24 Ore l’ammontare delle addizionali comunale e regionale è pari a 318,71 euro all’anno per ogni riminese contro i 394 euro di Pesaro, 435 di Ravenna, 442 di Forlì, Reggio Emilia 474, Ferrara 466, Parma 596, Bologna 597, Milano 653 euro, Roma 770 euro.

Nell’individuare la soglia oltre il quale si è soggetti al tributo si è scelto di attestarsi comunque al di sopra di quelle individuate per l’esenzione dell’IRPEF (Euro 8.000) e a quelle individuate per l’ottenimento del “Reddito di Cittadinanza” che, per chi vive solo, prevede un reddito massimo di € 6.000, o ancora ai fini dell'accesso alla “Pensione di Cittadinanza”, per la quale l’importo è elevato ad € 7.560.

Su una platea di 111.015 contribuenti, gli esenti, cioè al di sotto di 10 mila euro, saranno 42.051. Coloro che pagano sono 68.964: da questi cittadini il Comune pensa di ricavare un incremento di 4,8 milioni, con una media pro capite di circa 70 euro. La nota odierna di Palazzo Garampi parla di un aumento pro-capite di 40 euro, ma basta prendere la calcolatrice e si verifica che 4,8 milioni diviso 68.964 dà come risultato 69,6 euro.

Il sindaco Andrea Gnassi fornisce le sue motivazioni di questo inasprimento fiscale. “Sappiamo - afferma - che la scelta di allineare l’addizionale Irpef è quella che non avremmo voluto fare. Capiamo quindi le diverse posizioni e i dubbi. Ma va tenuto ben presente il contesto in cui si muovono da anni i Comuni italiani. Rimini, negli ultimi 10 anni, ha subito un drastico ridimensionamento dei trasferimenti statali, pari a 22 milioni di euro; ammontano a quasi 18 i milioni di euro di cosiddetti ‘tagli occulti’, tra Imu degli alberghi che inopinatamente per circa 2/3 va a Roma e non a Rimini, piattaforme Eni e 4,4 milioni di euro anticipati dal Comune di Rimini per il Palazzo di Giustizia, che il Ministero ha proposto di saldare solo in parte (1,2 milioni di euro) e in rate mensili della durata di 35 anni. Adesso si è aggiunto il minuetto sul bando Periferie: 18 milioni di euro prima erogati, poi tolti, quindi sospesi, infine non si capisce tecnicamente e amministrativamente se e come rimessi. Il panorama sin qui conosciuto è estremamente delicato e allo stesso tempo chiaro: i Governi non solo riducono risorse agli enti locali (nel 2008 le entrate derivate per il Comune di Rimini ammontavano al 28,51 per cento del totale, nel 2019 al 9,08%) ma gliene drenano continuamente sul fronte dell’autonomia impositiva e organizzativa”.

Il sindaco Gnassi mette in relazione l'aumento dell'addizionale Irpef con la necessità di far fronte al progetto del Lungomare Nord, dove i finanziamenti statali del fondo periferie sono diventati al momento non spendibii immediatamente. Il Comune prima deve ralizzare l'investimento e poi potrà chiedere il rimborso. Certamente il passaggio non è automatico. Le entrate dell'addizionale irpef vanno per la spesa corrente (personale, forniture, ecc.) e non per gli investimenti. Al massimo possono essere usati per pagare le rate dei mutui che si contraggono. Al momento però non è stato contratto alcun mutuo e se sarà contratto nel corso dell'anno, le prime rate arriveranno verosimilmente solo nel 2020. Perchè allora procedere subito con questa stangata? Forse le ragioni vanno cercate nelle pieghe del bilancio preventivo 2019. Ci ritorneremo.

Vediamo ora gli altri provvedimenti. Per quanto riguarda la Tari viene solo modificato i regolamento per le utenze non domestiche (aziende, esercizi commerciai, servizi) che praticano la raccolta differenziata. Lo sconto di tariffa sarà applicato solo se negli anni precedenti abbiano assolto regolarmente al pagamento integrale della Tassa Rifiuti per tutti i locali ed aree operative possedute o detenute.

Un’altra novità riguarda i titolari di concessioni di occupazione di aree pubbliche. Il mancato pagamento del canone e della Tari costituirà un motivo di decadenza della concessione. In caso di mancato pagamento il Comune darà complessivamente 120 giorni di tempo (60+60), dopodiché partirà il provvedimento di decadenza, accompagnato dalla riscossione coattiva di quanto dovuto.

Che il Comune di Rimini abbia bisogno di incrementare le entrate lo si vede anche da un altro provvedimento: incentivi a favore del personale dipendente impiegato nel raggiungimento degli obiettivi del settore entrate e calcolati sul maggior gettito accertato e riscosso, relativo agli accertamenti dell’IMU e della TARI, nell’esercizio precedente a quello di riferimento risultante dal conto consuntivo approvato, nella misura massima del 5 per cento. È una possibilità offerta dalla legge di bilancio del governo gialloverde che il Comune di Rimini ha deciso subito di applicare.