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Anche le ex colonie potranno diventare Condhotel

Giovedì, 21 Febbraio 2019

È certamente l’estensione della norma anche alle colonie marine e montane la principale novità del progetto di legge sui condhotel presentato oggi a Bologna dall’assessore regionale al turismo Andrea Corsini. Quindi i proprietari delle ex colonie potranno ristrutturare gli immobile, destinando il 40 per cento della superficie utile all’attività residenziale ed il resto all’attività alberghiera. L’obiettivo è quello di favorire un processo che porti immobili ormai dismesso, spesso fonte di degrado, a rafforzare e rinnovare l’offerta ricettiva della costa.

Un intervento regionale sui condhotel (residenze e ricettività alberghiera in un’unica struttura) era stato annunciato nel maggio scorso. Allora si parlava semplicemente di un regolamento in applicazione della norma nazionale, mentre ora si apprende che è stata presa la strada di un disegno di legge. In questi mesi c’è stato confronto fra la Regione, le associazioni di categoria e i Comuni. Gli effetti di questo confronto li si vedono nel ruolo di programmazione urbanistica riconosciuto ai Comuni. Rimini, per esempio, riteneva prioritario “scongiurare la possibilità che questa modalità ricettiva possa trasformarsi in uno strumento con una preminente impronta immobiliare, che stravolge le aree turistiche, a partire dal lungomare”. E pertanto l’amministrazione di Rimini aveva posto questo paletto: “L’intervento regionale dovrà prevedere un esplicito rinvio alla Pianificazione Comunale in modo che sia ogni singolo ente ad individuare gli ambiti dove sarà sostenibile l'applicazione della normativa dei Condhotel.”

Nella scheda informativa diffusa oggi dalla Regione si vede che l’istanza è stata recepita. Si legge infatti che i Comuni potranno “adottare un unico provvedimento per l’intero territorio comunale o per aree omogenee che, con il fine di salvaguardare le specificità e le caratteristiche dell’ospitalità turistica del territorio, assicuri una adeguata proporzione tra unità abitative a uso residenziale e ricettività alberghiera. Inoltre, per le aree da sottoporre a particolare tutela, potranno essere individuati e definiti requisiti di maggiore qualità del servizio e della stessa struttura”.

Per il resto le norme annunciate sono quelle già conosciute. La superficie massima che può essere messa in vendita come residenza non deve superare il 40% di quella complessiva netta delle camere. E se il Condhotel è costituito da più immobili, questi devono essere inseriti in un contesto unitario, nello stesso Comune e avere una distanza massima di 200 metri dall’edificio sede della reception.

A fronte di questa possibilità c’è l’obbligo per gli albergatori di reinvestire le somme percepite dalle vendite o dagli affitti, in interventi di riqualificazione (restauro, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia), a cui si applicano gli incentivi urbanistici regionali per riuso e rigenerazione urbana, in grado di fare acquisire alla struttura una classificazione superiore a quella attribuita in precedenza, minimo 3 stelle.

Gli interventi che possono essere realizzati puntano sia alla crescita degli standard di qualità ma anche alla sicurezza, prevedendo ad esempio per gli edifici che non possiedono i requisiti sismici anche interventi di demolizione e ricostruzione con eventuale ampliamento limitato ai premi di superficie previsti dagli strumenti urbanistici comunali.

Il progetto di legge disciplina i requisiti e le condizioni di esercizio che le strutture devono avere per diventare Condhotel, armonizzando la normativa regionale con quella statale. In particolare, le strutture dopo gli interventi di riqualificazione, devono essere aperte al pubblico, avere un gestore unico, un minimo di sette camere, servizi accessori ed eventualmente vitto, oltre a unità abitative residenziali private con cucina.

Il gestore della struttura si impegna a garantire ai proprietari delle unità abitative, i servizi alberghieri a partire dalla portineria unica sia per gli ospiti dell’hotel che per i proprietari delle abitazioni. I proprietari delle nuove unità abitative si impegnano a loro volta a rispettare le modalità di conduzione del Condhotel, a garantire gli standard e l’omogeneità estetica dell’immobile in caso di interventi edilizi.

Ogni proprietario può utilizzare in via esclusiva le proprie singole unità abitative per l'intero o per un limitato periodo di apertura effettiva dell’intera struttura turistico-ricettiva. Nei periodi in cui le unità abitative non sono riservate al proprietario, l'alloggio residenziale potrà essere dato in disponibilità al gestore unico della struttura, affinché siano assegnate alla clientela per il servizio alberghiero.

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