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IEG, la versione di Marzotto. E il 15 gennaio sarà a Rimini

Domenica, 23 Dicembre 2018

Ed ora abbiamo anche la Marzotto’s version. Fino ad oggi l’ex vice presidente di IEG, Matteo Marzotto, aveva taciuto sulle ragioni del suo allontanamento dalla società e sulla mancata quotazione in Borsa. Ha deciso di togliersi i sassolini sulle scarpe e lo ha fatto alla vigilia di Natale con una lunga intervista a Il Giornale di Vicenza nella quale spiega perché, a suo giudizio, il presidente Lorenzo Cagnoni e l’amministratore delegato Ugo Ravanelli hanno tenuto “un atteggiamento incomprensibile e inaccettabile”. E non è che la prima parte della sua controffensiva perché nella stessa intervista conferma che il 15 gennaio sarà in commissione a Rimini per raccontare appunto la sua versione dei fatti.

Marzotto innanzitutto sostiene che “se fossimo arrivati pronti per Piazza Affari nella primavera di quest’anno, oggi IEG sarebbe quotata”. Tutto sarebbe stato vanificato con il blitz del 6 aprile quando tutti i consiglieri di parte riminese si sono dimessi. “Che senso aveva – si chiede Marzotto – forzare fino a questo punto il socio di minoranza che si era sempre dimostrato leale?”.

Cagnoni ha dichiarato che Marzotto si era fatto un film. “Il film – replica l’ex vice presidente – l’ha girato lui senza dire a nessuno quale fosse la trama. Giocando a carte coperte salvo far saltare il banco con quella mossa priva di senso e di inutile violenza”. Marzotto sul presidente Cagnoni afferma anche che “dovrebbe ricordare che opera in una società pubblica da padrone, senza esserlo”.

L’intervistatore gli riporta l’accusa – mai espressa pubblicamente, in verità – secondo cui Marzotto e l’ex direttore generale Corrado Facco stavano preparando un golpe per far fuori tutti i dirigenti riminesi. Marzotto replica girando l’accusa e passa a dire la sua sul famoso rapporto, stilato da una società di consulenza, che aveva dato poco lusinghieri valutazioni su dirigenti espressi appunto da Rimini. “Il signor Cagnoni quel piano lì non lo ha voluto nemmeno leggere”.

La tesi dell’ex vicepresidente è che si sono accumulati ritardi inspiegabili sul piano industriale e sulla quotazione in Borsa, arrivando poi a dare di Facco una valutazione diametralmente opposta a quella espressa da Cagnoni: “Avevamo in casa il miglior manager su piazza quanto a core business fieristico e la scelta di licenziarlo e di ripescare un amministratore delegato perché esperto di quotazioni, nonché riminese, mi è parsa balzana”.

Marzotto interviene anche sull’atteggiamento dei soci vicentini che hanno voluto dai loro membri in cda una lettera di dimissioni in caso di quotazione in Borsa. “Una stranezza finita in un pasticcio comunicativo, ho sbagliato. Ero stanco di tutti il chiacchiericcio su certe richieste della maggioranza rispetto a me e al dopo Ipo (la quotazione, ndr)”. Aggiunge poi “Credo che Vicenza sia stata nel complesso troppo arrendevole rispetto a Rimini”.

Cagnoni ha dichiarato che i presunti meriti di Marzotto e Facco sono stati quelli di portare Vicenza a 45 milioni di debiti. “E’assolutamente falso che la Fiera di Vicenza fosse alla disperazione”.

L’intervista affronta anche il tema dell’articolo de La Stampa e l’accusa di aver dato l’incarico per i nuovi padiglioni allo stesso studio che ha progettato Rimini e il Palacongressi. Marzottto ribadisce che lui voleva una gara ma di non aver potuto fare niente perché “dal 6 aprile in avanti non mi hanno fatto toccare palla”.

Dure accuse anche contro Ravanelli. “Si è seduto nel primo cda del nuovo corso il 27 aprile e dopo un’ora ha presentato una rivoluzione, grazie a deleghe straordinarie, cosa per me ben curiosa, concesse da uno statuto abbondantemente modificato. Lui aveva il potere di fare e disfare tutto, incluso licenziare il dg, che infatti dopo 10 minuti era fuori. Così come ha smontato pezzo per pezzo il piano industriale appena varato (e pagato), l’assetto organizzativo, licenziando subito il responsabile delle risorse umane. Ma come ha a fatto a quattro giorni dal suo insediamento ad avere delle certezze così granitiche? Roba da maghi, deve essere lo iodio dell’aria della riviera”.

Cagnoni ha detto che Marzotto era pagato troppo. “Non ho mi discusso dei miei compensi. Ha detto che io guadagnavo troppo, dimenticando di dire quanto guadagnava lui”.

Messaggio finale ai dirigenti di IEG: “L’importante è che non parlino di me. Hanno quotato la società in Borsa? No. Sono più forti? No. Hanno idea di cosa fare? Non mi pare proprio. Stanno facendo una buona operazione industriale ? Secondo me no. Il 15 gennaio prossimo mi hanno invitato a parlare in commissione consigliare a Rimini. Spiegherò anche a loro come è andata davvero.”

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