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Turismo: il reddito delle imprese sempre più vicino a zero

Venerdì, 05 Ottobre 2018

Che bella l’epoca delle cambiali! Che bella l’epopea dei pionieri del turismo riminese! Che bello quando con una stagione si pagavano gli investimenti fatti firmando cambiali, e poi si ricominciava con altre cambiali. Mauro Santinato, nel pomeriggio di dibattito organizzato all’Hotel Savoia per chiedere agli albergatori “come è andata la stagione” e se ci credono ancora, ha concluso il suo intervento introduttivo mandando un filmato d’epoca in cui imprenditori riminesi del tempo raccontano cosa sia per loro la cambiale: “La cambiale per noi riminesi è una cosa meravigliosa”.

Anni fa, inascoltato, ci fu un consigliere comunale che propose di erigere un monumento alla cambiale, vera protagonista dello sviluppo turistico di Rimini.

Quando ci si lancia nei revival e negli amarcord, bisognerebbe anche ricordare che c’era un motivo per cui le imprese turistiche producevano tanto reddito. La prevalenza del “nero”, sia nella gestione degli Hotel che nel pagamento dei dipendenti. Faceva parte del “patto sociale”, sottoscritto anche dal Pci che allora amministrava egemone, per consentire che un popolo di marinai e contadini si trasformasse senza troppi problemi in albergatori o bagnini. Adesso che il “nero” è stato drasticamente ridotto, adesso che la Riviera soffre per la concorrenza di altre destinazioni più economiche (così non era al tempo della cambiale), le nostre imprese turistiche non hanno più redditività.

Dibattito con Santinato al Savoia

È questo, oltre la sempre efficace e lucida analisi di Mauro Santinato, che ben conosciamo per averne parlato più volte, il filo rosso del pomeriggio trascorso a interrogarsi su chi ci crede ancora: quanto rendono i nostri alberghi? Su questo punto Santinato ha ricordato alcuni elementi che occorrerebbe sempre tenere presente: nel mondo aumenta la domanda turistica e da noi c’è la corsa al ribasso dei prezzi, unico caso al mondo in cui i prezzi non seguono l’andamento della domanda; stando ai dati di Trivago una presenza a Sorrento rende tre volte tanto un pernottamento a Rimini; si festeggia per l’aumento delle presenze e non ci si accorge che calano i fatturati, cioè si è contenti perché si lavora di più e si guadagna di meno.

Lanfranco Morri, albergatore a Riccione e per molti anni alla guida dell’Apt regionale, ha un hotel che lavora nove mesi all’anno, ospita stranieri di nuovi mercati come canadesi e israeliani, però concorda con l’analisi: l’utile di impresa sempre più risicato e tendente allo zero. Morri aggiunge altri due elementi di riflessione: ci sono turisti sempre meno interessati al mare (“a che ora parte l’aliscafo per Venezia?”, gli hanno chiesto i canadesi); le imprese fanno fatica a reperire il personale perché offrono solo tre mesi di lavoro. Gli fa eco Orfeo Bianchi (molti alberghi a Rimini e a Riccione) che osserva che il personale non si trova perché gli si offre di lavorare 12 ore al giorno. Anche per lui il punto centrale è la remunerazione dell’impresa e la ricetta del futuro è solo aumentare la qualità e diminuire i posti letto, togliendo il vincolo alberghiero a molte strutture ormai fuori mercato. “Io ci credo ancora – osserva Marco Arlotti, albergatore a Viserbella – ma a volte mi demoralizzo”. Ed aggiunge una riflessione in linea con lo spirito nuovo evocato da Santinato: “Il cambiamento deve partire da ciascuno di noi, non dobbiamo e possiamo limitarci ad aspettare soluzioni dall’alto. Io mi sono indebitato fortemente per mantenere il livello della mia struttura. La Riviera può cambiare se tutti investiamo, torniamo tutti a fare le cambiali”.

Che fare degli hotel fuori mercato?

E questo è il secondo filo rosso del pomeriggio su “chi ci crede ancora”. Santinato ha riproposto la fotografia che bene conosciamo. Mentre sullo schermo scorrono inequivocabili slide e filmati, ricorda che dal 1980 in poi hanno chiuso 800 alberghi, che negli ultimi 30 anni a Rimini sono stati costruiti solo due nuovi hotel, che negli ultimi dieci anni il valore immobiliare è dimezzato, che ci sono in vendita 300 alberghi che nessuno vuole comprare. Al centro del dibattito torna il tema della riqualificazione alberghiera che implica la revisione delle norme urbanistiche e l’esistenza di linee di finanziamento a cui attingere. Giustamente Santinato invita la Regione a preoccuparsi meno della promozione e più del prodotto. Ma il tema chiama in gioco anche la responsabilità dei Comuni (urbanistica) e la voglia di investire da parte degli operatori. La domanda è provocatoria: se tu avessi tutti i finanziamenti necessari, saresti pronto ad investire? Come dire che senza una mossa personale, ogni cambiamento è impossibile. Cita due esempi. L’albergatore di Miramare che è partito dalla domanda: ma nel mio albergo io ci andrei in vacanza. La risposta “no” è stata la molla. E il caso del Love Boat di Riccione zona Marano, vicino alla ferrovia e con contorno di lucciole. Adesso è un moderno hotel di design che lavora.

Misure nuove in arrivo

C’è il tema dei finanziamenti. La recente indagine congiunturale di Confindustria ha evidenziato che gli impieghi bancari per le imprese sono calati del 18 per cento. Maurizio Ermeti interviene per annunciare una misura che presto arriverà, messa a punto dal Piano Strategico, di cui è Presidente del Forum. Mettendo attorno al tavolo Regione, Cassa Depositi e Prestiti e Confidi, è stato pensato ad un meccanismo che finanzia l’80 per cento dell’investimento e prevede un 20 per cento di contributi a fondo perduto. Al momento il limite di utilizzo è di un milione a struttura ma Ermeti afferma che stanno lavorando per portarlo a tre milioni.

Vedremo se la misura sarà in grado di produrre la quadratura del cerchio, l’ultimo bando della Regione, che aveva messo a disposizione 7 milioni, è ststo usato a Rimini solo da due albergatori.


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