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Le incognite del nascente Museo di arte contemporanea

Lunedì, 16 Luglio 2018

Letizia Moratti ed una delle opere Letizia Moratti ed una delle opere

Ma l’affresco trecentesco sul Giudizio Universale traslocherà nella Sala dell’Arengo? La convenzione fra Comune e San Patrignano per il comodato gratuito di 40 opere di arte contemporanea avrà la durata di cinque o di dieci anni?

La riunione congiunta della terza e quarta commissione sul progetto di restauro dei Palazzi dell’Arengo e del Podestà per renderli idonei ad ospitare la collezione di arte contemporanea di San Patrignano ha riservato non poche sorprese. La prima è appunto quella dell’ipotesi di trasloco (ritorno a casa) dell’affresco trecentesco nella Sala dell’Arengo: non attaccato alla parete (come era un tempo) ma a fare da parete divisoria per articolare gli spazi dell’enorme sala. È un’ipotesi sulla quale, nel dibattito, si sono subito appuntate le domande e le osservazioni critiche degli esponenti della minoranza, a partire da Carlo Rufo Spina. Fino poi a scoprire, nella replica finale dell’assessore Massimo Pulini, che anche lui è contrario al trasloco, che preferirebbe che il Giudizio restasse dove è, magari liberando la sala dalle riunioni e restituendola all’unica funzione di esposizione di opere d’arte del Trecento. Perché allora l’ipotesi è stata inserita nella relazione tecnica che i consiglieri hanno ascoltato? “E’ un progetto in divenire, aperto al contributo che viene anche dalla commissione”, ha spiegato Pulini.

Altra sorpresa verso la fine del dibattito. Fino a quel momento si è sempre detto che la convenzione con San Patrignano avrà durata decennale, rinnovabile. Un rischio, secondo il consigliere Gioenzo Rnzi, perché il in questo modo la città si priverebbe a lungo dell’ultimo spazio disponibile per altre iniziative, visto che Castel Sismondo ospiterà il Museo Fellini. Anche il consigliere del Pd, Juri Magrini, interviene per dire che sarebbe forse il caso di ridurre la durata della convenzione a cinque anni, per non legarsi troppo nel tempo e avere di più le mani libere nella gestione dei contenitori culturali. L’assessore Pulini replica che la durata decennale è nell’interesse dello stesso Comune, il cui investimento viene quindi ammortizzato nel tempo. Finché ad un certo punto il dirigente Giampiero Piscaglia prende la parola per annunciare che fra il Comune e la Fondazione c’è già l’intesa per far durare la convenzione cinque anni, ovviamente rinnovabili. Ma l’assessore aveva parlato di dieci anni e nella delibera c’è scritto dieci. Quando arriverà in consiglio comunale, - è stato detto - sarà aggiornata. Le varie incertezze sui reali termini della questione hanno indotto la minoranza ad astenersi, mentre la maggioranza ha dato parere favorevole.

In apertura, l’assessore Pulini ha spiegato la genesi del progetto. Letizia Moratti e altre famiglie milanesi coinvolte nella Fondazione San Patrignano, vedendo l’attivismo del Comune sul fronte dell’arte contemporanea, hanno rinunciato, come era nelle loro intenzioni, ad acquistare un palazzo a Milano per rendere la loro collezione fruibile dal pubblico. Hanno così proposto al Comune se era interessato a creare uno spazio dedicato all’arte contemporanea. Il Comune ha preso la palla al balzo per consentire a Rimini di essere fra le poche città italiane che possono vantare un Museo di arte contemporanea ad alto livello. Le quaranta opere che saranno concesse in comodato gratuito sono state valutate da una casa d’aste 6 milioni e 900 mila euro, ma probabilmente valgono anche di più perché le case d’aste, per mestiere, tendono a partire da una base di valutazione bassa. Comunque sia, il livello delle opere è certamente alto e comprende, fra le altre, esempio “Untitled” di Agnes Martin proveniente dalla Pace Gallery di New York, “Carlina” di Julian Schnabel, “Tra Specchio e tela” di Michelangelo Pistoletto e VBSS.002 di Vanessa Beecroft. Recentemente sono state esposte a Milano alla Triennale. Andranno in trasferta al Maxxi di Roma, alla Reggia di Caserta, in Sicilia, per poi arrivare nel 2019 alla nuova destinazione di Rimini.

Andranno, come si è detto, nei Palazzi dell’Arengo e del Podestà che saranno restaurati e dotati di moderni servizi. La spesa per il primo stralcio, utile comunque a renderlo funzionale ad ospitare le opere d’arte, è di un milione e 100 mila euro. Il lavoro completo necessita di un investimento di altri 2 milioni e mezzo che al momento non ci sono. Lo spazio dei due palazzi non sarà occupato interamente dalla collezione delle Fondazione, resterà la possibilità di mostre temporanee che possono alimentare il flusso di visitatori verso il Museo. Sui biglietti di ingresso delle mostre temporanee a San Patrignano andranno royalties del 10 per cento.

A proposito della futura gestione, Magrini del Pd ha invitato l’amministrazione a fare chiarezza perché c’è il rischio che il Comune non sia in grado, vista anche la gestione del Teatro Galli, a far fronte all’inevitabile buco in bilancio.