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Meeting 2018, il '68 e l'enigma della sofferenza innocente

Domenica, 01 Luglio 2018

Se le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice, cosa dire quando la storia, sia quella quotidiana e personale che quella più universale, presenta il volto della tragedia, della morte, della sofferenza, spesso di persone innocenti? Quando la storia si muove, e provoca guerre, lutti, distruzioni, incidenti, catastrofi, che ne è della felicità dell’uomo? È ancora vera la frase che farà da filo conduttore al Meeting 2018: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice?”

Non è una riflessione astratta, da filosofi e teologici, è una domanda che rimbalza dentro ciascuno di noi spesso, anche quotidianamente. Basta guardare un telegiornale, leggere alcune notizie. A volte è un dolore che ci colpisce direttamente per una malattia, per la perdita di una persona cara. E allora? Non viene forse la voglia di seguire il filosofo illuminista Voltaire che di fronte al terremoto di Lisbona del 1755 e ai morti che aveva provocato scrisse un pamphlet per scagliarsi contro coloro che sostenevano che tutto è bene, che la realtà è positiva?

Nella presentazione riminese del Meeting, sabato pomeriggio nella cornice del Cinema Fulgor, Ignazio Carbaiosa, sacerdote spagnolo docente di Antico Testamento, ha affrontato la questione di petto e così ha offerto un interessante anticipazione delle riflessioni che si potranno fare in Fiera a Rimini dal 19 al 25 agosto. Carbaiosa è il curatore di una delle principali mostre di questa edizione, quella su Giobbe e l’enigma della sofferenza. Il personaggio di Giobbe è il prototipo dell’uomo che protesta con Dio perché ritiene di essere vittima di una sofferenza ingiusta. Le forze che hanno mosso la sua storia personale non l’hanno reso felice, ma povero e abbandonato.  Giobbe chiama Dio a rispondere del proprio operato, ed è ciò che hanno fatto gli uomini anche del secolo scorso, quando di fronte ad Auschwitz hanno chiamato Dio a rispondere al tribunale della ragione.

Giobbe, per stare all’esempio biblico, rifiuta le analisi razionali che i saggi gli propongono. Solo lo sguardo sulla creazione, opera di Dio, lo interpella. L’enigma della sofferenza non si risolve con un’analisi razionale ma con la partecipazione ad una storia in cui Dio si fa vicino all’uomo. L’esempio citato da Carbaiosa è illuminante. Il ragazzo che riceva una sberla da un amico, reagisce rifilandogliene altre due. Se torna a casa, e la sberla la riceva dalla madre, si chiede perché. Se le sberle della storia arrivano nel contesto di una storia di rapporti con Dio, allora l’uomo può rivolgere a Dio la domanda. Quindi non una spiegazione, ma un Dio che si fa presente, lo stesso Dio che muove la storia: questa la risposta all’enigma della sofferenza. Sarà interessante vedere come questo percorso sarà documentato nella mostra del Meeting.

Il titolo del Meeting, una frase di don Luigi Giussani, risale a cinquant’anni fa, nel contesto del movimento del Sessantotto italiano all’Università Cattolica di Milano. Giussani chiede a un giovane cosa stia facendo. “Sto partecipando alle forze che muovono la storia”. E il sacerdote risponde: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Normalmente siamo portati a separare ciò che muove la storia (strategie geopolitiche, guerre, rivoluzioni, cambiamenti economici e climatici, ecc.) dal desiderio di felicità che alberga nel cuore dell’uomo. Appaiono come due percorsi distinti, che non si incrociano mai. L’ipotesi del Meeting è che ciò che rese felici i primi che andarono dietro a Gesù sia anche ciò che muove la storia. Un campo di indagine stimolante è appunto quello del Sessantotto. Uno spazio tematico del Meeting 2018 – un luogo dentro i padiglioni della Fiera dove si mescolano i “generi”

tradizionali del Meeting, convegni, mostre, spettacolo, porta appunto il titolo “Vogliamo tutto. 1968-2018”. Un gruppo di giovani ricercatori e studenti universitari (è una delle novità di questa edizione, un maggiore coinvolgimento dei giovani nelle proposte del Meeting) hanno provato ad indagare su quel periodo e a chiedersi se l’attuale «cambiamento d’epoca» non affondi le sue radici anche in quella sorta di «rivoluzione antropologica» che si è avviata negli anni Sessanta. Uno spazio che, per le domande e le riflessioni che suscita, sarà certamente sarà uno dei più visitati.

Nello spazio chiamato “Cammini” sarà una sorta dia rena dove sarà possibili confrontarsi, con incontri, reportage, testimonianze, dialogo fra i partecipanti, su alcuni movimenti della storia contemporanea: migrazioni, conflitti, dialogo tra le religioni.

In Exoplanets i visitatori sono invece invitati ad un viaggio fra le stelle per scoprire l’ultima frontiera dell’astrofisica: la presenza di un enorme numero di pianeti che ruotano intorno ad altre stelle, i cosiddetti “pianeti extrasolari”, detti appunto “exoplanets”.

Il quarto spazio è Cdo for innovation, un laboratorio a cielo aperto in cui presentare alla platea del Meeting le diverse facce di chi oggi fa innovazione in Italia ma anche tanti incontri in cui ascoltare le testimonianze di imprenditori, inventori, giovani maker, esperti di cyber-sicurezza, visionari capaci di portare avanti progetti innovativi in ambito educativo e sociale.

Il programma del Meeting, fra mostre, spettacoli, incontri, dibattiti è come sempre moto articolato. Ci sarà modo di ritornarci. Da segnalare subito, però lo spettacolo inaugurale, la sera del 19 agosto, nell’Arena del Ponte di Tiberio. In occasione dei 150 anni dalla nascita del grande poeta francese Paul Claudel, andrà in scena una riduzione del suo capolavoro drammaturgico La scarpina di raso. Attraverso il mare del desiderio, ovvero l’avvincente storia d’amore tra Donna Prohuéze e Don Rodrigue.

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