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Popolare Valconca, gli schieramenti in campo sabato

Mercoledì, 27 Giugno 2018

Quella di sabato 30 giugno alle otto del mattino doveva essere una convocazione formale, in attesa della convocazione reale, decisiva, per domenica 1 luglio alle ore 17,30. In realtà, è molto probabile che l’importante decisione sulla trasformazione della Banca Popolare della Valconca in Spa venga già presa sabato mattina. È sufficiente che sia presente, anche con deleghe, almeno il 10 per cento degli azionisti; quindi, visto il clima surriscaldato che si respira intorno al destino della banca, è facile che venga subito raggiunto.

In questi giorni di vigilia i bene informati hanno capito che, quanti sono contrari alla trasformazione in Spa, sono tentati di fare il blitz presentandosi tutti sabato alle otto, sperando di cogliere tutti di sorpresa. E così anche quelli che sono per la trasformazione faranno altrettanto.

Vi è una considerazione, nel merito, che spinge ad abbandonare la forma storica della cooperativa e assumere quella di società per azioni. Il consiglio d’amministrazione della banca ha avviato un’azione di risanamento che ha portato innegabili buoni risultati. Non tutto il lavoro è completato, c’è ancora la delicata partita dei crediti deteriorati da risolvere, c’è da trovare un rinnovato e proficuo rapporto con la clientela. C’è soprattutto da pensare al futuro della banca. Negli ultimi due anni, affidandosi anche ad advisor, gli amministratori hanno cercato ogni possibile strada per arrivare all’integrazione con un altro istituto per poter assumere una fisionomia più solida, capace di reggere l’urto della concorrenza con i giganti del credito, mantenendo integra la fisionomia di banca del territorio. Risulterebbe improbabile, allo stato attuale, che possa comparire all’orizzonte un generoso benefattore, finché rimane la forma cooperativa, e quindi ciascuno conta per un voto indipendentemente dal numero delle azioni che possiede; in tal caso nessuno avrebbe l’interesse a fare un investimento di decine di milioni. La trasformazione in Spa – sostengono coloro che sono favorevoli – è il passaggio obbligato per completare l’opera di risanamento e per trovare un partner disposto ad investire. Per essere presenti e vincenti in un quadro in cui tutti i competitori si sono rafforzati sotto il profilo patrimoniale, occorre potersi dotare di risorse adeguate. E queste risorse difficilmente si investono in una società dove ancora vige ancora il voto capitario.

Su questa linea sembra convenga anche l’associazione dei piccoli azionisti guidati da Perlini e Righini.

Anche i dipendenti soci, che sono ben organizzati visto che all’ultima assemblea hanno eletto due consiglieri e un membro del collegio sindacale, sarebbero a favore della Spa, con l’eccezione della parte più sindacalizzata, che invece sarebbe incline al mantenimento dello status quo. Sulla carta quindi i sostenitori della Spa dovrebbero riuscire nell’impresa. C’è però un’ area di pensiero (l’assemblea dirà quanto vasta), presente soprattutto fra i soci morcianesi e della Valconca, che è restìa ad abbandonare l’idea di una banca totalmente espressione del territorio e al servizio della comunità locale. Sono gli argomenti che ancora ieri rilanciava la Federconsumatori di Rimini: “la vicinanza alla Comunità, la mutualità fra i soci, la partecipazione dei soci con la possibilità di contare sulle scelte strategiche. Anche un socio come Gianfranco Vanzini, in un recente articolo su Il Ponte si è espresso per il mantenimento del voto capitario e ha paventato il pericolo che, con l’ingresso di investitori esterni, la banca rischierebbe di sparire. Una posizione secondo cui, a dispetto della globalizzazione e dell’andamento del mercato bancario, “piccolo è ancora e sempre bello”.

Queste due posizioni si daranno battaglia in assemblea e ciascuno dovrrà assumersi le sue responsabilità (il voto è palese) di fronte a tutti. Sabato mattina il verdetto.


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