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Caso Funelli: Gnassi e assessori rinunciano all'appello. Quindi pagheranno

Giovedì, 26 Aprile 2018

Il sindaco Andrea Gnassi, il segretario generale Laura Chiodarelli e i componenti della giunta di allora (Roberto Biagini, Gian Luca Brasini, Irina Imola, Massimo Pulini, Nadia Rossi, Jamil Sadegholvaad e Sara Visintin) hanno rinunciato all’appello contro la sentenza della Corte dei Conti che li aveva condannati in relazione al caso di Sergio Funelli, il capo di gabinetto assunto con uno stipendio non corrispondente al reale titolo di studio (mancava la laurea). Ciò significa che Gnassi e Chiodarelli dovranno rifondere l’ente di 16.457,20 euro e gli assessori dovranno sborsare 4.081,34 euro ciascuno.

La diversità di trattamento fra Gnassi e Chiodarelli e i singoli assessori sta nel fatto che i componenti della giunta sono stati giudicati colpevoli di aver istituito in organico la figura di capo di gabinetto con un emolumento eccessivamente alto (non tale se Funelli fosse stato laureato), mentre Gnassi ha concretamente nominato Funelli e Chiodarelli ha stipulato il contratto per l’ente.

In un primo momento tutti gli imputati avevano presentato ricorso alla sentenza di primo grado. Anche perché fra loro c’era il sindaco Andrea Gnassi che non era coperto da assicurazione perché si era dimenticato di stipulare la polizza. Inoltre, in quel momento, faceva testo la sentenza assolutoria nei confronti di Matteo Renzi, che nelle sue vesti di presidente della provincia di Firenze, aveva subito un processo analogo. Nel ricorso, presentato dall’avvocato Fernando Pinto, gli amministratori aveva sostenuto la tesi che non c’era stato danno erariale, anzi l’ente aveva risparmiato 600 mila euro rispetto all’assetto organizzativo preesistente.

In seguito però è emerso che gli ultimi orientamenti giurisprudenziali lasciavano intuire che ci sarebbe stata una condanna anche in appello con l’aggravio delle spese locali, di qui la decisione di rinunciare al ricorso, presentata nel febbraio scorso, e la sentenza di accoglimento della rinuncia all’appello emessa dalla Corte io 20 aprile.

Tutti i condannati in primo grado dovranno quindi restituire il danno quantificato, chi di tasca propria, chi tramite l’assicurazione.


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