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La sfida del Marano: due vision (Gnassi e Tosi) a confronto

Lunedì, 23 Ottobre 2017

Il caso è emblematico, e per questa ragione vale la pena prenderlo in esame e valutarlo. Non sappiamo che esito avrà l’accenno di dialogo sull’area del Marano fra il sindaco di Rimini Andrea Gnassi e la collega di Riccione Renata Tosi. Si fa a presto a dire villaggio del divertimento stile Ibiza, ma se si comincia a pensare quali investimenti siano necessari per rimettere in sesto ex colonie abbandonate e complessi alberghieri ormai degradati, si capisce che la riuscita dell’impresa avrebbe molto del miracoloso.

In questa fase, pertanto, ci interessa accendere i riflettori sui contenuti dello scambio di battute a mezzo stampa fra i due sindaci. Gnassi ha portato l’attenzione sull’esigenza di sottrarre l’area del Marano al destino di degrado che potrebbe travolgerla. Ex colonie ed ex alberghi potrebbero essere ristrutturati e trasformati in beach hotel, luoghi per la vacanza dei giovani che intorno trovano la spiaggia per il divertimento sotto il sole e i locali per il divertimento notturno. Rimini e Riccione pertanto si devono mettere insieme per progettare sul Marano un villaggio del divertimento giovanile stile Ibiza.

Tosi ha risposto che lei è disponibile a sedersi al tavolo con Rimini per verificare cosa si può fare insieme per sbloccare la situazione. Quanto all’idea di una Ibiza dell’Adriatico, pone un distinguo: «Credo debbano essere gli imprenditori, e non gli amministratori, a decidere quale sia la riconversione migliore e più redditizia per certe strutture alberghiere. Noi amministratori, e su questo ci sarà tutto il mio impegno, possiamo essere dei facilitatori affinché i privati possano investire».

Diciamo pure che per una volta si è capita la differenza fra un sindaco di sinistra e uno di destra. Con la precisazione, molto importante, che sulla posizione di Gnassi incidono più che le nostalgie per un dirigismo da piano quinquennale, le proprie tendenze vocazionali di art director della Riviera e quelle caratteriali di uomo solo al comando. Precisato questo,sono evidenti le differenze che giustamente e fortunatamente non impediscono il dialogo.

Gnassi ha il merito di aver sollevato una questione importante (il destino dell’area di confine fra Rimini e Riccione) sulla quale negli anni scorsi non è mancata una letteratura occasionale che però si è sempre risolta in niente. Come gli è congeniale, dopo aver individuato il tema, si è affrettato a dire quella che secondo lui sarebbe la soluzione ottimale: il villaggio stile Ibiza. Il Comune, nella sua visione, non si limita a disegnare il quadro ma decide anche il contenuto.

Tosi, che al pari di Gnassi, vive la spina nel fianco del Marano (lato Riccione un certo polo del divertimento era nato, “silenziato” dalla sua prima amministrazione) accetta la proposta di dialogo e collaborazione, ma si affretta a precisare che il Comune deve svolgere il ruolo di facilitatore, mentre sono gli imprenditori a dover decidere quale tipo di ristrutturazione sia più conveniente e remunerativa.

Non è un dibattito astratto, le risposte che si danno determinano un modo concreto e diverso di immaginare lo sviluppo della Riviera e la collaborazione con gli operatori economici. Anche a Rimini, per il Parco del Mare, il Comune si è mosso secondo il metodo indicato dalla Tosi: ha disegnato un quadro generale (la realizzazione di un polo di Sea Wellness), ha scritto alcune regole fondamentali e ha invitato gli imprenditori a fare le loro proposte.

È quando c’è di mezzo il divertimento notturno che Gnassi riscopre la vocazione dirigistica di una sinistra superata e la sposa all’altra vocazione, quella di autonominato art director che decide anche come i giovani devono divertirsi e come gli imprenditori devono investire. Basta osservare il destino dei suoi “fiori all’occhiello”. La Notte Rosa, nata come volano ad una rinascita del mondo della notte in Riviera, si è trasformata, sedimentata e irrigidita (guai a mettere in discussione un solo iota!) in una manifestazione vetrina sempre uguale e senza crescita. La Molo Street Parade è nata come manifestazione vetrina per un determinato target giovanile, ha avuto un certo successo (al di là dei numeri gonfiati a dismisura), e a quel punto è rimasta, senza cercare di diventare il seme di altri eventi simili dislocati in altre aree del territorio e capaci di diventare anche un prodotto turistico.

C’è dietro tutto questo un equivoco che l’osservazione del sindaco Tosi contribuisce a smascherare. Il mondo della notte in Riviera non è nato per decisione delle amministrazioni comunali, non è sbocciato come frutto di un illuminato piano regolatore del divertimento. È stata la fantasia e la creatività degli imprenditori a creare il mondo della notte. E anche lo sviluppo che questo mondo ha avuto dopo la crisi delle mucillagini (evocato dall’on. Pizzolante che si è candidato come trait d’union fra Gnassi e Tosi) non è l’esito di una programmazione amministrativa ma la risposta intelligente degli imprenditori alla nuova sfida che era stata posta.

Con questo non si vuole dire che le amministrazioni comunali non debbano svolgere anche una funzione di indirizzo. Nessuno, nemmeno il sindaco Tosi, è ancorato ad una visione vetero-liberale che si limita a stare a guardare. Ma fra il dirigismo e il laissez fair ci può essere una terza strada che Rimini e Riccione, se vogliono, possono percorrere.


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