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Università, distinguersi per crescere e sopravvivere

Martedì, 17 Ottobre 2017

Un po’ di spending rewiew, qualche sacrificio, qualche sforzo in più chiesto agli altri soci. Così il presidente Leonardo Cagnoli, oggi nella quarta commissione consigliare, ha spiegato come UniRimini, la società che sostiene lo sviluppo del campus universitario di Rimini, intende far fronte al drastico ridimensionamento dello storico contributo offerto dalla Fondazione Carim e alla ventilata uscita del Comune di Riccione dalla società. Cagnoli incontrerà il sindaco il 20 ottobre per sondare le intenzioni e tentare un recupero. “Finora – ha sottolineato – ho saputo dell’uscita di Riccione solo dai giornali. Vedremo”. In ogni caso ha fatto capire che non è un dramma se viene meno l’1,1 per cento detenuto dal Comune di Riccione, che in soldoni fanno un contributo di 13 mila euro all’anno. Diverso il passaggio della Fondazione Carim dal 42 al 10 per cento del capitale sociale, che comporta un ammanco di 300 mila euro all’anno. C’è anche da aggiungere che UniRimini è abituata a stringere la cintura: dal 2009 ad oggi i finanziamenti sono scesi del 45 per cento. Il consigliere Gennaro Mauro ha sollecitato una campagna per il reperimento di nuovi soci, specie fra le categorie economiche del turismo, forse dimenticando che proprio l’Associazione albergatori, che ne faceva parte, nel 2015 è uscita dalla società.

La riunione della commissione è comunque stata molto utile per disegnare un quadro della situazione.

Cinquemila studenti, anche dalla Cina

Dal 1992 ad oggi, quando è nata UniRimini (si chiamava Uniturim) a Rimini c’era solo la scuola di studi turistici e 77 studenti. Oggi gli studenti sono circa 5.000, con 1.605 nuove matricole. Il 50 per cento degli iscritti arriva dalla Romagna e dalla provincia di Pesaro, mentre l’altra metà è costituita da fuori sede. Se in precedenza gli italiani provenivano dalla dorsale adriatica, adesso arrivano anche dal nord. Importante il flusso internazionale: 550 studenti, pari all’11 per cento, arrivano dall’estero. Di questi 450 sono di paesi extra Unione Europea, e ben 110 arrivano dalla Repubblica popolare cinese. Seguono nell’ordine Albania, Romania e Ucraina. Comunque sono presenti studenti da 70 paesi, dall’Albania allo Zimbawe, andando in ordine alfabetico. L’incremento di studenti dall’estero è stato ottenuto anche grazie a campagne di web marketing condotte sui motori di ricerca.

19 corsi di laurea, 6 in lingua inglese

L’internazionalizzazione non è solo nella provenienza degli studenti. Su 19 corsi di laurea (10 triennali, 8 magistrali) attivati nel Campus di Rimini, ce sono 6 condotti in lingua inglese: amministrazione e gestione di imprese, economia del turismo, Resource economics and sustainable development, Tourism economics and management, Wellness culture: sport, health and tourism, Fashion culture and management. Dall’anno accademico 2018/2019 ne sarà attivato un terzo in Advanced Cosmetic.

Dopo l’attuazione della riforma Gelmini, che ha abolito le facoltà, a Rimini ha sede il Dipartimento di scienze per la qualità della vita, al quale si aggiungo quattro Unità organizzative di sede: chimica industriale, scienze aziendali, scienze economiche, scienze statistiche. Le Scuole presenti nel campo sono quelle di Economia, Farmacia e Scienze Motorie, Lettere e beni culturali, Medicina e Chirurgia, Psicologia e scienze della formazione, Scienze. Fiore all’occhiello è il CAST, il centro di studi avanzati sul turismo, considerato come il principale volano dell’internazionalizzazione del Campus.

Distinguersi per crescere e sopravvivere

Come ha ricordato il presidente di Campus Sergio Brasini, la pista di lavoro seguita in questi anni è quella di passare da una logica di decentramento e decongestionamento della sede centrale di Bologna allo sviluppo di insegnamenti e corsi di laurea che siano unici, distintivi, legati alla cultura e all’economia del territorio, che non siano doppioni di corsi reperibili anche altrove. Da qui il privilegio a temi come il turismo, il benessere, gli stili di vita, la moda, i servizi alle persone e alle aziende. È anche la strada che permette di rafforzare l’insediamento riminese e di costruire un corpo docente radicato. Attualmente i docenti sono complessivamente 500, dei quali 148 legati esclusivamente a Rimini.

Le aule che mancano e il destino di Palazzo Lettimi

In commissione è stato fatto anche il punto sulla cittadella universitaria che ha la principale caratteristica di essere diffusa e non concentrata. Le varie sede sono comunque nell’ambito del centro stoico, con l’eccezione dei corsi infermieristici nella sede della Sgr. La cittadella ha una superficie coperta di complessivi 21, 434 metri quadri, 32 aule, 30 laboratori, 12 laboratori didattici, 1 biblioteca centrale da 100 posti, 1 studentato con 90 posti, 2 sale studio da 170 posti, 230 uffici. Le aule sono al momento insufficienti, soprattutto mancano quelle da 150/200 posti. La lacuna dovrebbe essere colmata ad inizio 2018 con l’inaugurazione del complesso dell’ex Istituto Leon battista Alberti. L’assessore Eugenia Rossi Di Scchio ha ricordato che ci sono 10 milioni di finanziamento dell’Università per realizzare la sede del Dipartimento di scienze per la qualità della vita. La location deve però essere ancor individuata.

Si è parlato anche del destino di Palazzo Lettimi, per il quale si è in attesa di sapere se il Comune riuscirà a ottenere i finanziamenti ministeriali per la ristrutturazione. Notizie si avranno probabilmente la primavera prossima. I consiglieri di minoranza hanno ribadito la contrarietà all’uso come dormitorio ma l’assessore ha assicurato che non sarà così.


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