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Torna la "Tonaca lisa": il carisma di don Benzi 10 anni dopo

Mercoledì, 11 Ottobre 2017

Il 2 novembre prossimo ricorrono i dieci anni dalla scomparsa di don Oreste Benzi (1925-2007), il sacerdote riminese fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’anniversario sarà ricordato con un raduno che si terrà il 31 ottobre al Palacongressi di Rimini. Non è che una, in Italia e nel mondo, delle iniziative che saranno organizzate per ricordare il prete dalla “tonaca lisa”.

In concomitanza con il decimo anniversario, l’editore San Paolo rimanda il libreria Con questa tonaca lisa, a venticinque anni dalla prima edizione. Il libro contiene una lunga intervista realizzata da Valerio Lessi, nella quale il sacerdote ripercorre le proprie origine e la propria formazione, racconta gli inizi della Comunità, spiega la specificità (seguire Cristo povero) del carisma ricevuto.

La nuova edizione del libro è preceduta da una Introduzione in cui Valerio Lessi racconta come nacque il libro e il forte impatto che ebbe, soprattutto per i giudizi allarmati di don Oreste sulla situazione della Chiesa contemporanea. Viene anche proposto un accostamento fra la testimonianza di don Oreste e i contenuti e lo stile del pontificato di Francesco.

Proponiamo l’ultima parte dell’Introduzione, in cui si parla della continuità del carisma dopo la morte del fondatore della Comunità.

L’ultimo tema dell’intervista fu la sopravvivenza del carisma alla morte del fondatore. Don Benzi spiegò che il carisma non si sarebbe esaurito finché uno solo dei membri della comunità avesse conservato la fede. «Sì – conferma Giovanni Paolo Ramonda - aveva ragione don Oreste. Come mostra la storia della chiesa: dopo la morte dei fondatori c’è sempre un’esplosione del carisma.

Da quando don Oreste ci ha lasciati c’è stata continuità nel mantenere aperte tutte le realtà di vita e di condivisione: case famiglia, comunità terapeutiche, cooperative sociali, case di preghiera e di fraternità. Nello stesso tempo ci sono state nuove aperture di case di accoglienza, di Capanne di Betlemme per i senza tetto, di iniziative volte a rispondere ai nuovi bisogni. Questi dieci anni di crisi hanno portato sulla strada molte persone senza lavoro, si è acutizzata l’emergenza profughi alla quale abbiamo cercato di fornire risposte.

In questi dieci anni abbiamo raddoppiato le aperture in terra di missione. In Europa abbiamo aperto in Germania, Olanda, Inghilterra, Portogallo e Spagna; in Africa abbiamo aperto in Camerun, Burundi, Sierra Leone e, a Dio piacendo, a Capo Verde, in Asia abbiamo aperto in Sri Lanka, Thailandia, con una casa famiglia per disabili. C’è stata un’esplosione del carisma, che continua ad attirare molti giovani e molte coppie di sposi».

L’Associazione Papa Giovanni XXIII è oggi presente in 40 paesi, toccando tutti i continenti. Non è solo una realtà italiana, tanto meno riminese.

«Lo spirito di don Oreste – prosegue Ramonda - è vivo e permane nella comunità perché continua la relazione fondamentale centrale con Cristo, perno della nostra vita, nostra forza anche in mezzo alle difficoltà e alla tribolazioni. Penso al Bangladesh dove i nostri fratelli per devono essere scortati quando escono dalla missione, perché è forte il fondamentalismo islamico che ha colpito anche con atti terroristici a Dacca. Siamo presenti in paesi dove i cristiani sono una minoranza perseguitata. Tuttavia lo spirito rimane forte, anche nel rispondere alla chiamata: il 95 per cento dei membri della comunità sono sposati e sono una cinquantina i consacrati. Alcuni di noi sono stati ordinati sacerdoti. C’è desiderio di molti di venire a vivere questo carisma nel suo cuore e di andarlo a vivere nella condivisione diretta con i poveri, che è lo specifico della nostra vocazione che si rende visibile».

A dieci anni dalla morte, cosa è ancora attuale dell’insegnamento di don Oreste Benzi? Giovanni Paolo Ramonda non ha dubbi: «La centralità di Cristo. Anche papa Francesco ha detto che il missionario è l’uomo fondato su Cristo. Don Oreste non legava a sé ma portava a Cristo. Questo insegnamento è ancora attualissimo. Il suo messaggio rimane ancora prezioso per i giovani. Ogni anno quasi mille giovani vengono a vivere un’esperienza con noi: alcuni non vengono dalle comunità ecclesiali, ma solo perché hanno sete di giustizia e, incontrando una vita di condivisione con i poveri, si riaccendono e si rimotivano, cercando di rendersi utili per il bene comune. Rimane attuale l’insegnamento che i poveri sono i nostri maestri, che al cento di una casa famiglia ci sono le persone accolte, che al centro di una comunità terapeutica ci sono i ragazzi che vogliono liberarsi dalle droghe, che noi siamo i collaboratori della gioia di queste persone».

Alla data del 20 ottobre 1991, prima di andare in stampa con la prima edizione di Con questa tonaca lisa, don Oreste Benzi faceva il punto sulla comunità da lui fondata: i membri erano 486 e 122 le persone che stavano vivendo l’anno di verifica vocazionale; 784 le persone che ogni giorno, a pranzo e a cena, si sedevano a tavola nelle strutture della comunità. Più di venticinque anni dopo, maggio 2017, la comunità gestisce 450 strutture di accoglienza in tutto il mondo con 5000 persone inserite. A tavola si siedono ogni giorno 41 mila persone. I membri della comunità sono 1.800 e 300 stanno vivendo il periodo di verifica.

Il carisma della comunità non si è spento, la fiamma della fede è rimasta accesa. I membri della comunità fanno tesoro dell’ultimo monito don Benzi: «Ciò che di cui ho davvero paura è che dentro la comunità venga a meno la profezia, che diventi istituzione. Allora davvero lo Spirito sarebbe soffocato o spento. Abbiamo bisogno di profeti e di profezia». Ancora una volta emerge la sintonia con l’attuale magistero di papa Francesco che ai movimenti ecclesiali raccomanda sempre di conservare «la freschezza del carisma» e di fuggire la tentazione di «ingabbiare lo Spirito».


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