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Aeroporto, contributi pubblici più liberi e processo Aeradria

Sabato, 15 Luglio 2017

Aeroporti e contributi pubblici: c’è un’importante novità che arriva dall’Unione europea, e stupisce che nessuno dei soggetti interessati (da Airiminum alla Regione, fino al Comune) non sia intervenuto per segnalarla e valorizzarla. Sembra quasi che il tema a Rimini debba restare un tabù finché non sia scritta la parola fine sul processo Aeradria e non sia stata chiarita la vicenda del contratto con Ryanair per cui sono ancora sotto processo anche alcuni imputati ‘eccellenti’.

Dunque la Commissione, rivedendo il proprio regolamento sugli aiuti di Stato, nello scorso mese di maggio ha deciso che sono liberi gli investimenti pubblici negli aeroporti regionali che gestisconofino a 3 milioni di passeggeri all'anno. La formula è che possono agire in piena certezza giuridica e senza previo controllo della Commissione. Per capirci, il finanziamento ponte di oltre 7 milioni di euro che la Regione Marche ha recentemente concesso ad Aerdorica per il salvataggio di Ancona per essere operativo ha dovuto attendere il via libera della Commissione. D’ora in poi non sarà più necessario.

A quanto risulta la nuova norma faciliterà la sopravvivenza di più di 420 aeroporti di tutta l'Unione (che gestiscono circa il 13% del traffico aereo).
C’è anche un’altra novità che la Commissione ha introdotto: le autorità pubbliche possono ora coprire anche le spese di funzionamento di piccoli aeroporti che gestiscono fino a 200 mila passeggeri all'anno. Per fortuna (almeno sopra i 200 mila passeggeri lo siamo!) è una norma che non ci riguarda. Nel presentare le nuove norme il Commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha precisato che “restano validi i criteri dei 100 chilometri di distanza o dei 60 minuti di viaggio”, il che significa ricordare che “al di sotto c’è concorrenza”e quindi le nuove norme difficilmente si applicano. I confini sono certamente rispettati per Bologna, mentre siamo al limite con Ancona (ma forse non è difficilmente dimostrabile che da Rimini nord ad Ancona, specialmente in estate, occorrono più di 60 minuti).

E poi bisogna vedere se e per quanto tempo l’aeroporto marchigiano riuscirà a sopravvivere. In Tribunale pende la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura, tamponata per il momento con la nomina del consulente tecnico che dovrà stilare una relazione sullo stato effettivo dei conti. È curioso sapere che il professionista incaricato è Renato Santini, che svolse analogo ruolo per Aeradria. Il destino di Ancona rimane incerto, anche se la Regione sta facendo di tutto per non mollare.

È invece interessante notare che uno dei capi di imputazione rimasti in piedi nel processo Aeradria, anche a carico dei nomi eccellenti (Gnassi, Vitali, Ravaioli, Maggioli, Cagnoni) riguarda il contratto di sponsorizzazione con la compagnia low cost Ryanair. Il reato contestato non è la violazione delle norme europee sulla concorrenza ma la truffa aggravata e continuata. Importante precisazione, perché nei commenti del giorno dopo alle richieste di rinvio a giudizio c’è stato chi ha osservato che ciò che si fa impunemente in altri aeroporti viene considerato reato solo a Rimini. In realtà, leggendo le contestazioni dei magistrati, si capisce che il punto non è che sia stata decisa una somma in favore di Ryanair ma la modalità seguita per far arrivare i soldi nelle casse della compagnia. L’accusa è che gli imputati “con plurimi artifizi e raggiri inducevano in errore la Pubblica Amministrazione, e, più in particolare, gli organi amministrativi della Provincia, del Comune e della Camera di Commercio e procuravano ad Aeradria e alla compagnia Ryanair un ingiusto profitto pari a 1 milione e 300 mila euro, in danno dei predetti enti pubblici”.

Aeradria, tramite Riviera di Rimini Promotions, aveva sottoscritto con Ryanair un contratto di web marketing pari appunto a 1 milione 300 mila euro. La stessa somma che, in seguito ad accordi, la compagnia doveva alla società di gestione dell’aeroporto per sanare debiti pregressi. Insomma, secondo l’accusa, il contratto di sponsorizzazione (un link sul sito di Ryanair) era solo una “scusa” per non far pagare a Ryanair i propri debiti con l’aeroporto di Rimini e ottenere così che la compagnia tornasse a fare scalo a Miramare. La strada è stata questa. Riviera di Rimini Promotions ha contratto un mutuo di 650 mila euro le cui rate venivano pagate dall’Agenzia per il marketing della Provincia e gli interessi dalla Fondazione Carim. Gli altri 650 mila euro venivano reperiti coinvolgendo nell’operazione di co-marketing la Società del Palazzo (proprietaria del Palacogressi). In realtà – osserva l’accusa - il famoso link sul sito Ryanair non era né per Riviera di Rimini Promotions né per la Società del Palazzo, ma per la società Convention bureau. Se questa sia una truffa sarà il Tribunale a stabilirlo (sempre che alla lunga non vada in prescrizione), certo non si può dire che sia un procedimento lineare di contributi pubblici.

Per questa ragione ci pare azzardato affermare che ciò che si pratica lecitamente da altre parti (contributi di co-marketing trasparenti), è considerato reato a Rimini. Sarebbe importante, anche per le questioni di oggi, che in Tribunale si facesse chiarezza su questi aspetti. In passato sono state seguite pratiche truffaldine? Chi ha sbagliato pagherà, ma resterà sempre aperta la strada di contributi e collaborazioni trasparenti, in linea con le direttive dell’Unione europea. A maggior ragione se risulterà che è solo stato un pasticcio, senza responsabilità penali.


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