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Se Gnassi decreta che la Notte Rosa non è un prodotto turistico

Giovedì, 06 Luglio 2017

Contrordine compagni, avrebbe scritto Giovannino Guareschi. La Notte Rosa non è un prodotto turistico, è piuttosto un media che racconta la Riviera. Chi lo dice? Nientemeno che Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, che le cronache ricordano sempre come l’inventore del capodanno estivo.

La svolta è contenuta in una intervista rilasciata al Carlino nei giorni scorsi. Ed è bene non passarla sotto silenzio alla vigilia dell’evento e del post-evento, quando, verisimilmente, saremo inondati di dichiarazioni trionfalistiche sul successo dell’iniziativa.

Parlare di svolta non è enfatico perché per anni Andrea Gnassi e gli assessori regionali al turismo hanno sempre presentato la Notte Rosa come prodotto turistico, come moltiplicatore di presenze per dare slancio ad un mese di luglio tendente al ribasso. Proprio perché prodotto turistico, sono stati inventati eventi collaterali prima e dopo, in modo che gli albergatori potessero vendere il week end o la settimana rosa. Sforzi inutili, spiega adesso Gnassi: la Notte Rosa non è un prodotto turistico.

È un colossale media per comunicare la Riviera, si dice ora. Sono andate in archivio anche le motivazioni originanti l’evento: l’esigenza di rilanciare il mondo della notte come prodotto di attrazione turistica. Ciò che conta è l’immagine che tramite la Notte Rosa la Riviera offre di sé al pubblico nazionale e internazionale. Se questo è vero, bisognerebbe interrogarsi in profondità per capire se questa Riviera con masse festanti da Comacchio a Cattolica è un’immagine vincente, capace di intercettare i nuovi turisti. Una domanda a cui rispondere non con una pensosa e solitaria riflessione, ma con adeguate indagini di marketing.

Sappiamo però che sottoporre a verifica gli eventi non è un’abitudine praticata dalle nostre parti. Si preferiscono le dichiarazioni enfatiche sui numeri. Occorrerebbe, inoltre, che le istituzioni parlassero un linguaggio unico. Alla conferenza stampa di presentazione si è tornati a presentare la Notte Rosa come prodotto turistico. Addirittura l’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini, ha parlato di fatturato di due miliardi e mezzo (realizzato in 11 anni, ma intanto il titolo ad effetto sui giornali era confezionato). Così come si è parlato di due milioni e mezzo di persone partecipanti, nonostante i recenti 220 mila di Vasco Rossi a Modena abbiano reso evidente qual è l’impatto visivo prodotto da numeri reali e certificati.

In Riviera si procede per stime, ottenute non si sa mai con quali criteri. In Emilia Romagna, da Piacenza a Cattolica, ci sono 464 mila posti letto. Come è possibile che allora solo sulla costa ci siano due milioni e mezzo di persone? È evidente che non è possibile. È come se si concentrasse in Riviera qualcosa come il 60 per cento dell’intera popolazione dell’Emilia Romagna. È evidente che l’evento attira (grazie ai concerti gratuiti) ma per decretarne il successo non servono i numeri roboanti. E in ogni caso bisognerebbe capire, ancora una volta, se sono turisti, o escursionisti che non pernottano (non è indifferente per una economia basata sulla vendita dei posti letto).

Allora prodotto turistico o evento mediatico, poco importa, purché si cominci a valutare la Notte Rosa (e gli obiettivi che ad essa vengono assegnati) con criteri scientifici e non spannometrici.


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