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Via Islanda, il piano del vicesindaco Lisi

Giovedì, 23 Marzo 2017

(Rimini) Sono tre le strategie del Comune di Rimini per arrivare alla chiusura del campo nomadi di via Islanda, un parcheggio, in realtà, occupato abusivamente da decenni (e che la legislazione europea intima di chiudere). Anche attraverso investimenti che aiuteranno gli undici nuclei familiari sinti a trovare una sistemazione definitiva. La delibera della giunta comunale 356 del luglio 2016 prevede, spiega il vicesindaco Gloria Lisi a BuongiornoRimini (rispondendo ai dubbi sollevati dalla consigliera regionale Raffaella Sensoli), “alcuni strumenti già in uso per fronteggiare situazioni di disagio abitativo, attraverso percorsi differenziati in base alle caratteristiche del nucleo”. Vale a dire che verranno messi in campo tutti gli strumenti a disposizione dell’amministrazione per risolvere la questione, non solo la legge Regionale 11 (quella che recepisce le disposizioni Ue), ma anche la convenzione con Acer per l’emergenza abitativa e altri interventi economici previsti dallo sportello sociale del Comune.


Per tre famiglie, per esempio, sono stati messi sul piatto 64.800 euro che le aiuteranno economicamente, per un po’,a pagare un affitto. “Si tratta - precisa l’assessore - di nuclei già seguiti dai servizi sociali, ed è per questo che avranno accesso al sostegno”. L’aiuto avrà una durata temporale precisa, non ancora definita, avrà dunque una scadenza. Gli alloggi saranno reperiti nell’ambito della convenzione sottoscritta con Acer per gli alloggi non Erp in caso di emergenza abitativa.
L’assessore precisa anche che “tutti i nuclei familiari residenti saranno comunque invitati a fare domanda di alloggio di Edilizia residenziale pubblica”.


Il Comune ha anche previsto un contributo di 24mila euro (nell’ambito dell’aiuto offerto dallo sportello sociale) che aiuterà altre tre famiglie sinti a trovare “una nuova soluzione abitativa”. Riceveranno il contributo economico per pagare un residence o altro, in attesa di una sistemazione definitiva. Gli uffici del Comune stanno anche studiando di aprire questa possibilità ai non residenti presenti nel campo, vale a dire una trentina di rumeni (non rom). Il meccanismo è semplice ed è lo stesso che il Comune di Rimini applica ai residenti, in presenza di un reddito basso, alle “famiglie sfrattate perché, per esempio non riescono più a pagare l’affito. Si dà un contributo economico affinché possano saldare la rata, oppure possano trovare alloggio in un residence, in attesa di una sistemazione definitiva”.


Resterebbero così da ‘sistemare’ cinque famiglie sinte. E’ per loro che entra in gioco la legge regionale, quella che prevede la realizzazione della microaree su terreni di proprietà comunale. Il comune garantirà gli allacci ai servizi e s’impegna nel controllo delle aree (anche in termini di sicurezza), ma garantisce l’assessore che “le soluzioni abitative (casette di legno, ndr) rimarrebbero a carico dei concessionari”, così come stabilisce la legge regionale.
Per le microaree, il comune comunque spenderà poco più di 125mila euro in opere di urbanizzazione, allacci e impianti, pavimenti, recinzioni, superamento delle barriere architettoniche, spese tecniche e di progettazione, iva.


Il piano di chiusura del campo di via Islanda, infine, prevede anche costi per il personale impiegato (40mila euro) e per il sostegno alla scolarizzazione (15mila euro). In totale si parla di quasi 270mila euro di investimento pubblico. Non si prevedono costi per l'acquisto di terreni, che dovrebbere essere tutti comunali.


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