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Il sig Camporesi, lo statalismo, le opposizioni

Mercoledì, 14 Dicembre 2016

Il sig. Camporesi di Obiettivo Civico ha proposto in Consiglio comunale di risolvere la nota questione dell’esternalizzazione di alcuni servizi educativi con la creazione di una “partecipata”, come viene definita una società della quale un ente pubblico detenga le quote azionarie.

All’interno dell’articolo nel quale davamo conto di questa proposta, e di altri interventi nello stesso consiglio, tra cui quello della Lega, abbiamo anche definito ‘statalista’ l’atteggiamento da cui può nascere un’ipotesi di questo tipo, per il quale la funzione educativa dovrebbe rimanere in capo all’ente pubblico come unico garante di una supposta imparzialità e della necessaria qualità dei servizi stessi.

Il sig. Camporesi, come colpito da un tizzone infernale, ha reagito definendo l’appellativo ‘statalista’ un “aggettivo insostenibile” e “insopportabile arroganza, pretestuosità e leggerezza” l’averlo formulato; aggiungendo infine un “sudici” e “coprofili”.

Anche la scelta degli insulti rivela i ‘segreti dei cuori’, ma chi se ne fotte.

Dovrebbero essere più imbarazzati (delle sue proposte) i paladini della sussidiarietà e della società civile che l’hanno votato e sostenuto alle ultime elezioni.

L’unico argomento che il sig. Camporesi propone tra un insulto e l’altro è la necessità di dover evitare la gare per una esternalizzazione perché, afferma, “la precedente ‘privatizzazione’ ha assegnato il bando a un ex socio di Buzzi di Mafia Capitale e a una controllata di Rimini Fiera, dove siedono da anni destra e sinistra a spartire i benefici economici dell'indotto senza alcun controllo pubblico”.

Naturalmente il rischio di imbrogli e inquinamenti è possibile in qualsiasi gara e in qualsiasi settore della vita pubblica, è vero, ma è difficile pensare che questo si risolva annullando ogni gara d’appalto.

Ma soprattutto, dopo anni nei quali si cerca di ridurre il più possibile il numero delle partecipate eliminando quelle che producono debiti a carico dei cittadini e che spesso servono per premiare la carriera di tanti politici, l’unica alternativa sarebbe una nuova partecipata?

C’è comunque un aspetto paradossale di questa ipotesi (il sig Camporesi non c’entra) che vale la pena evidenziare. Una ‘partecipata’ per la gestione di servizi educativi sarebbe infatti da equiparare a un vero e proprio gestore di scuole private; e il Comune, essendone l’azionista, andrebbe esso stesso a configurarsi come un qualunque ente (fondazione, ente religioso o altro) che gestisca con regole e criteri del privato una propria scuola; e, come tale, anche alle prese con i problemi di sostenibilità economica che tutti i gestori privati affrontano ogni giorno.

Da una parte le rette e i contributi e dall’altra le spese per le manutenzioni, i materiali, gli stipendi, gli affitti, … Come sopravviverebbe il Comune in qualità di gestore ‘privato’ di una scuola? Aumenterebbe, barando, i contributi a se stesso oppure aumenterebbe le rette? O invece licenzierebbe le maestre in esubero? Sarebbe un esperimento interessante da osservare.

Ma questo è solo un paradosso.

C’è invece una domanda molto seria che ci preme: ma davvero le opposizioni pensano di cavalcare per i prossimi cinque anni tutti i comitati e tutte le proteste che si leveranno in città anche a costo di rinnegare la propria impostazione culturale originaria? Davvero pensano di guadagnare volta a volta i voti di ogni singolo manifestante? O pensano che Gnassi si possa dimettere un giorno per una di queste proteste?

Tra l’altro, dichiarazione dopo dichiarazione, che si tratti di bagnini o di maestre, di ambulanti o commercianti, si pone la domanda su quale sia l’elettorato che un consigliere o un gruppo d’opposizione rappresenti o intenda rappresentare. Vale in particolare per il centrodestra, che è in totale polverizzazione, ma la domanda, in questo momento post referendum, è urgente anche per i 5Stelle.

Entrambi infatti, nella loro battaglia politica, si troveranno continuamente a dover scegliere, ai due estremi, tra impulsi identitari (che vanno dai valori non negoziabili agli interessi di bottega) che chiedono rappresentanti militanti e, all’opposto, spinte di negazione, di rifiuto, di blocco complessivo dell’azione amministrativa, sospettata per principio di non competenza e disonestà. Tendenze uscite entrambe rafforzate dall’esito referendario.

Questa è la domanda che vorremmo porre al sig. Camporesi, alla Lega e a tutti gli altri componenti dell’opposizione, 5Stelle compresi; ben disposti ad ospitare le riflessioni di ognuno. Purché di riflessioni si tratti. Abbastanza sicuri che la strada degli insulti porti poco lontano.

(rg)


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